martedì 21 dicembre 2010

Sul nucleare in Italia

Post n°91 pubblicato il 23 Maggio 2008 da francesco1375


Si sta pian piano delineando la linea che il Governo pensa di adottare in materia di ritorno alla produzione di energia nucleare.
Intervenendo all’assemblea di Confindustria, il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola dichiara quanto segue (fonte media video di giovedì 22 Maggio 2008): “Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione, nel nostro Paese, di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione” e, “non è più eludibile un piano d’azione per il ritorno al nucleare – ha aggiunto- è un solenne impegno assunto da Berlusconi, con la fiducia, che onoreremo con convinzione”.

Il Ministro entra così nello specifico di una proposta che, fino ad ora, era stata presentata all’opinione pubblica in una maniera piuttosto fumosa.
L’intervento di Claudio Scajola è quindi molto importante, perché si tratta di un atto di chiarezza, che permette ai cittadini di iniziare una seria e costruttiva riflessione su di un tema che certamente avrà un impatto notevole sulle loro vite.
Io sono contrarissimo al ritorno al nucleare così come è oggi. Ed anzi, penso che il problema che dovremmo affrontare sarebbe quello di abolire le centrali esistenti in Europa e sostituirle con nuove fonti di energia.
Mi rendo perfettamente conto comunque dell’importanza del problema, e delle motivazioni della parte nuclearista. Motivazioni soprattutto economiche e relative a problemi contingenti (come l’aumento del prezzo del petrolio che rende apparentemente di nuovo conveniente l’atomo).
Ci sono comunque mille motivi per dire no al nucleare.

Oggi, comunque, mi premeva sottolineare le proposte concrete gettate sul tappeto dai nuclearisti (di cui Scajola si è trovato, per il ruolo istituzionale che ricopre oggi, ad essere portavoce).

1) Si prende atto del fatto che, la realizzazione di una centrale nucleare, richiede tempi tecnici molto lunghi, (circa 10 se tutto va bene).
Si precisa quindi che, durante l’attuale legislatura verrà posata soltanto la “prima pietra”.
2) Da questa ammissione si evince che il governo metterà mano a provvedimenti legislativi atti a rendere nuovamente possibile la realizzazione di centrali nucleari in Italia, e quindi si impegna a rendere inefficaci le limitazioni introdotte dal referendum indetto dopo il catastrofico, e  tuttora in essere, disastro di Chernobyl. Ma non completerà la costruzione, compito che spetterà al governo successivo.
4) Le future centrali nucleari italiane saranno di nuova generazione (questo è logico, figuriamoci se fossero di vecchia generazione…).
5) Si tratterà di “un gruppo di centrali nucleari”, non di una sola centrale. (questa è una necessità logica nell’ottica nuclearista: tutti i Paesi con centrali atomiche hanno numerose centrali. Una sola centrale sarebbe economicamente svantaggiosa, poiché, oltre alla centrale vera e propria, è necessario costruire una serie di strutture di supporto, costosissime, che vengono ammortizzate solo se possono servire ad un certo numero di reattori).
6) Il Ministro accenna anche al problema delle scorie e alla necessità di trovare una soluzione adeguata . (Si, ma peccato che questa soluzione non esista. Nessun Paese al mondo è riuscito a trovatre il modo di risolvere questo problema.

Come cittadino chiedo soprattutto di essere informato.
Vorrei sapere i luoghi dove si pensa di costruire le centrali.
Il luogo dove verranno ri-processate le corie (forse in Spagna nell'impianto che stanno costruendo? Ce lo faranno gratis il piacerino?) e dove saranno custodite le scorie radioattive (quasi certamente in Italia, pare nel centro-nord).
Il tragitto che compiranno i treni o i camion che portano il combustibile, quali città attraverseranno e le tecniche di sicurezza che si intenderebbero adottare.
Quanti anni serviranno a costruire i reattori, quanto costano (
Il costo di una centrale nucleare di terza generazione si aggira sui 3 miliardi di euro, ed è comunque un modello già obsoleto).
In quanti anni i costi saranno ammortizzati.
Dove compriamo l’uranio e quanto ci costerà.
Quanto ci costerà mantenere dei tecnici professionisti a controllare i siti di stoccaggio, giorno e notte, per 10 o 20.000 anni.
Se dovremo pagare più tasse per sostenere questa linea di sviluppo energetico (io ipotizzo di si).
Se la bolletta della luce sarà meno cara (permettetimi di sollevare più di qualche dubbio al riguardo).

Se si avvierà un confronto serio con la gente e con gli enti locali (anche nell’ottica del federalismo prossimo-venturo), allora si potrà costruire una stagione di dialogo che farà bene al Paese.
Dialogo che io spero porti comunque ad un ripensamento del governo su questo tema.
Ora che molti paesi Europei si trovano in difficoltà, dovendo smantellare nei prossimi anni numerose centrali obsolete (operazione da centinaia di milioni di euro) e a gestire quantità notevolissime di rifiuti radioattivi (con costi immensi vista la durata millenaria dell’operazione di mantenimento in sicurezza), l’Italia potrebbe trovarsi paradossalmente in una posizione di vantaggio.
Non avendo questa mole di costi per la gestione di rifiuti radioattivi e centrali obsolete, potrebbe agevolmente superare (economicamente) Paesi come Francia e Germania.
Perché entrare nel club nucleare. Collaboriamo pure alla ricerca scientifica in attesa, magari, delle centrali a fusione che non lasciano scorie. Non entriamo in questo settore ormai vecchio e superato, un settore che crea così tanti e gravi problemi.

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