domenica 31 luglio 2011

Stati Uniti d'America in Fallimento. Finisce un'epoca storica. Ne inizia un'altra.

Gli Stati Uniti d'America, secondo la Casa Bianca, saranno in default (cioè in fallimento) entro il 2 agosto.
Cioè tra 4 giorni.
Anche se un importante giornale americano sostiene che l'evento potrebbe verificarsi entro l' 8 agosto, ma insomma, cambia poco.
La soluzione chiesta da Obama al Congresso, è quella di aumentare il limite di debito, in modo da poter fare altri debiti.
Io sono un sostenitore di Obama, che certamente si trova a fare i conti con le scellerate politiche di spesa di Bush, che di fatto ha svenduto gli USA alla Cina per finanziare enormi spese belliche (per altro poi abbandonate, come il rinnovo totale delle testate nucleari articolo o i robot da attacco terrestri a quattro zampe articolo e video).
Però, la soluzione di Obama mi sembra ridicola.
Se infatti il suo paese è di fatto in fallimento, avere il permesso di fare altri debiti è solo un aggravamento della posizione debitoria.
Inoltre i mercati, diciamolo in maniera cruda "se ne fregano" di queste soluzioni.
Loro guardano al sodo, chi può investire milioni di Dollari o Euro, è interessato a non perderli e anzi a farli crescere.
Per cui non ascolta nemmeno questo tipo di soluzione.
Sa che sono soluzioni di tipo politico, che hanno ragioni elettorali più che economiche.
Quindi al massimo può sfruttarle in modo tattico per fare qualche piccolo investimento arrischiato, cercando di prevedere le fluttuazioni che le varie dichiarazioni politiche possono avere nell'immediato.
Ma il grosso dei capitali segue indicazioni fornite dal mondo economico stesso.
La stessa cosa vale per l'Europa: Le iniziative dell'UE per scongiurare il default degli stati membri, sono state mediaticamente un successo e nell'immediato hanno salvato la situazione portando a due o tre giorni di rialzo della borsa.
Tuttavia importanti banche stanno vendendo grandissime quantità di quote di debito degli stati a rischio (tra cui l'Italia) come se nulla fosse accaduto.
Io penso che di fatto, a questo punto, Usa e Europa siano in fallimento già da un bel po'.
E al di la del fatto che lo pensi io, il che ovviamente è ininfluente, il problema è che lo pensano i grandi investitori internazionali.
Penso che la causa di tutto sia l'abbandono dell'industria da parte di Europa e America, e l'aver lasciato alla Cina il monopolio della produzione ad aver provocato (a livello strutturale) la crisi.
Ma questa è una mia opinione.
Certo è che Europa ed America per tutti gli anni '90 e i primi dieci del 2000, hanno abbandonato l'industria in favore della finanza. Ed ora la finanza appare per quella che è.  Alla fine fa il suo lavoro.
Comunque al di la di queste considerazioni, il fatto che stiamo andando in fallimento imporrebbe ed imporrà grandi cambiamenti, ma davvero radicali.
Quali? Ci vorrebbe la palla di vetro, ma con sicurezza possiamo pensare ragionevolmente che le varie istituzioni politiche e finanziarie, in tutto il mondo, proporranno un modello molto diverso, e si spera migliore.
Penso che se entrassimo in contatto con una civiltà aliena avremmo un impatto minore di quello che avremo tra tre o quattro giorni col fallimento degli Stai Uniti d'America.
Per me la vecchia globalizzazione è giunta al suo termine. Col 2008 e l'inizio della crisi è' finito un ciclo storico e adesso siamo nei classici dieci anni di transizione di una nuova fase.

Fatevi voi la vostra opinione.
Articoli della stampa consigliati sull'argomento:
http://www.levanteonline.net/
http://www.tmnews.it
http://www.wallstreetitalia.com
 
 

martedì 19 luglio 2011

Sogno infranto da un miliardo di dollari: L'x-33 Lockheed Martin. Ai tempi di W Bush l'America sperperava i dollari così.

Sogno infranto da un miliardo di dollari: L'x-33 Lockheed Martin. Ai tempi di W Bush l'America sperperava i dollari così.

Post n°460 pubblicato il 17 Luglio 2011 da francesco1375

Se paragonassimo la storia dell'astronautica a quella della navigazione, possiamo dire che l'umanità è ancora allo stadio dei tronchi di legno incavati con i quali, i primi intimoriti navigatori scoprirono che era possibile galleggiare sull'acqua, varcare laghi e fiumi e subito intuirono le possibilità che si aprivano di fronte a loro, e sognarono di solcare i mari, trasportare, scoprire. Occorsero secoli e impararono a solcare gli oceani verso terre sconosciute, fino a costruire triremi, galeoni, poi piroscafi e transatlantici. Ci vollero secoli, millenni, ma quel piccolo tronco di legno scavato con fatica, con rudi attrezzi di ossidiana, cambiò il mondo per sempre fino a che il mondo non fu più composto di isole e continenti separati da oceani sconosciuti e l'umanità, nel bene e nel male, divenne una grande famiglia legata ad un destino comune.
Così oggi le nostre astronavi non sono che piccole zattere, con le quali ci avventuriamo timorosi "sotto-costa", appena al di fuori dell'atmosfera, raggiungendo al massimo l'isolotto più vicino, la Luna. Ma dentro di noi sentiamo che questo percorso ci porterà lontano, nei secoli e nei millenni, a varcare gli oceani delle distese siderali, verso altri sistemi solari e chissà, scopriremo altri mondi e altri popoli e un giorno l'intera galassia diverrà nel bene e nel male una grande famiglia in cui tutti i pianeti abitati saranno legati ad un destino comune.
Per cui non dobbiamo stupirci se a volte vengono impiegate grandi risorse per sogni che poi restano sulla carta, la storia dell'esplorazione dello spazio è la storia di un sogno che si vuole diventi realtà.
L' x-33 era uno di questi sogni infranti, il più costoso forse di questi sogni infranti.
Poteva rappresentare un grande balzo in avanti nella navigazione spaziale.
Da sempre il problema fondamentale per uscire dalla nostra atmosfera è rappresentato dal costo molto alto del lanciatore.
Fino ad oggi una nave spaziale è sempre stata costituita da una serie di razzi che, salendo di quota, si staccano ad uno ad uno, fino a che l'ultimo pone in orbita la navicella, solo un piccolo frammento della cosmonave partita dalla rampa, la grandissima parte del materiale staccatosi dal suolo ricade e viene perduto.
Anche quando la navetta viene riutilizzata, ed è caso raro, tutto il vettore viene perso e ad ogni missione deve essere ricostruito. Sarebbe come se un Aereo partisse da Roma e arrivasse a New York senza motori, senza ali, e andasse ricostruito da capo ad ogni volo. E' facile intuire che il biglietto di andata e ritorno sarebbe molto salato, Così come, di fatto, è molto salato il biglietto di andata e ritorno di un astronauta.
Tutti i pionieri dell'astronautica, come il russo Konstantin Eduardovich Tsiolkovsky (5 settembre 1857 – 19 settembre 1935), giunsero alla conclusione che il modo giusto per raggiungere lo spazio fosse un razzo pluristadio, e questo per motivi matematici di rapporto tra potenza propulsiva, peso del veicolo ed attrazione gravitazionale terrestre.
Quando un missile viene lanciato, il primo stadio deve essere il più potente. Deve infatti vincere la forza d'inerzia e fendere gli starti più densi dell'atmosfera. Ad una certa quota però avrà necessariamente esaurito il suo carburante poichè una quantità di carburante superiore avrebbe un peso eccessivo rispetto alla potenza dei motori. Inoltre, il getto di gas di scarico che si sprigiona dagli ugelli varia a seconda della pressione atmosferica nella quale ci si trova; poichè la forma della campana è fissa, si cerca una soluzione di compromesso che però rende ottimale la potenza del getto solo fino ad una determinata quota, successivamente la forza di spinta generata è troppo bassa.
Quindi ad una certa altezza il primo stadio va sostituito. Si sgancia alleggerendo così il complesso volante. Entra immediatamente in azione il secondo stadio. Questo è più leggero e meno potente, si trova infatti ad operare in una zona dove l'atmosfera è molto rarefatta ed ha bisogno di una spinta inferiore. Tale spinta è però resa ottimale dalla forma dell'ugello di scarico che ha una curvatura ottimizzata a garantire la più alta efficacia del getto dei gas propulsivi alle altissime quote. A questo punto la navicella o il satellite entrano in orbita terrestre. A seconda dei casi (del peso trasportato, dell'altezza dell'orbita ecc, può essere presente un terzo stadio e raramente anche un quarto come nel caso delle missioni Apollo dirette alla Luna).
La disposizione dei vari stadi può essere variata in molti modi. Il vettore classico è una pila di stadi sovrapposti. Spesso oggi gli stadi vengono affiancati.
Tutti gli stadi di lancio, normalmente sono perduti, e ciò non è conveniente dato il costo altissimo dei propulsori, specie di quelli molto efficienti, a combustibile liquido.
Da sempre quindi il sogno dell'astronautica è un veicolo che possa essere recuperato e riutilizzato almeno in parte.
Di studi in tal senso ne vennero fatti moltissimi, sia in Russia che in America, ma senza ottenere risultati concreti.
In America si riuscì però a risolvere almeno in parte il problema con lo Space Shuttle che  sta svolgendo in questi giorni la sua ultima missione prima del pensionamento definitivo.
Nello Space Shuttle, il primo stadio è costituito dai booster a combustibile solido laterali (originariamente dovevano essere a combustibile liquido, quindi più costosi e sofisticati). Questi booster, che non hanno un vero e proprio motore essendo simili ad enormi fuochi di artificio, dovevano ricadere aggrappati a paracadute ed essere riciclati, ma alla fine l'idea fu abbandonata. Accadde dopo l'esplosione del Challenger, avvenuta a causa del deterioramento di uno di questi razzi laterali il 28 giugno 1986 (lo stesso anno di Chernobyl tra l'altro). Si capì tragicamente che riciclarli era troppo rischioso.
Il secondo stadio è la navetta stessa, unita al grande serbatoio centrale. I motori razzo sono sul retro dell'orbiter e "succhiano" carburante dal serbatoio centrale dopo il distacco dei booster. La spinta è sufficiente a raggiungere l'orbita terrestre a quota non troppo alta. Poi viene lasciato precipitare il serbatoio centrale che va perduto, ma i costosissimi motori del secondo stadio restano sullo Shuttle e sono riutilizzabili con tutto il velivolo nelle successive missioni.
Avviandosi alla pensione lo Shuttle (l'ultimo volo è in corso in questi giorni con la navetta Atlantis), sembrava logico portare avanti la strada intrapresa.
Sembrava giunto il momento di costruire una navetta ad un solo stadio, che partisse come un aereo, raggiungesse lo spazio e tornasse a terra completa di tutte le sue componenti e pronta per nuove missioni.
Si pensò subito, di limitare il progetto, in un primo momento, ad un veicolo con pochi uomini di equipaggio, in grado tuttavia di portare nella sua stiva carchi notevoli come la precedente navetta ed in grado anche di viaggiare in modalità automatica per trasportare carichi di peso maggiore.
Per superare i problemi di rapporto tra peso e spinta si dovevano utilizzare serbatoi per il carburante di materiali compositi, molto più leggeri di quelli tradizionali e che potessero contenere sostanze ad alta pressione in forme che non fossero necessariamente cilindriche o sferiche (come avviene attualmente), ma che potessero avere forme complesse in modo tale da non condizionare la forma del veicolo che, per ovvie ragioni, doveva avere una forma aerodinamica ben definita, dalla quale non si poteva prescindere e che non poteva essere condizionata dagli organi meccanici interni.
Proprio la realizzazione di questi serbatoi si rivelò quasi impossibile, durante le prove alcuni esplosero e comunque non davano sufficienti requisiti di sicurezza. Si pensò quindi di utilizzare serbatoi tradizionali, ma a quel punto tutto il progetto risultò compromesso infatti tutto alla fine risultava inficiato da questo problema che risultò veramente fondamentale.
La Nasa, dopo avere investito una cifra immensa in questo progetto, fu costretta a "gettare la spugna" dichiarando di non essere ancora tecnologicamente pronta alla realizzazione della navetta monostadio.
Si passò quindi in tutta fretta al molto più semplice progetto Orion che è un ritorno al passato rispetto allo Shuttle, ma almeno avrebbe dovuto essere certamente realizzabile almeno nella sua versione orbitale.
Alla fine dopo altri miliardi si è abbandonato anche questo progetto.
Soldi sprecati? Certamente si, uno dei tanti assurdi sperperi di Bush, che in dieci anni di mandato ha portato il paese più potente al mondo sull'orlo della bancarotta. Lasciando al povero Obama l'ardua impresa di rimediare al disastro.


Tuttavia il progetto x-33 è stato un'eccezionale esercizio di sviluppo tecnologico che non sarà privo di eredità e ricadute pratiche.
Dopo la sospensione del progetto si è ad esempio riusciti a realizzare serbatoi in materiale composito soddisfacenti.
Ma la parte più promettente è l'apparato propulsivo aerospike. Questo tipo di motore, già teorizzato da anni, è stato praticamente messo a punto col progetto x-33 e sarà certamente utilizzato ben presto. Il vantaggio di questo motore è che i gas combusti che spingono il velivolo, vengono diretti in senso inverso rispetto al getto che esce dalla campana di scarico dei razzi tradizionali, e tutta l'energia viene diretta verso il centro, tanto che, osservandolo in funzione, sembra che dal razzo esca una sorta di raggio di luce anzichè una scia di fuoco. Con questa tecnologia il getto può essere variato e ottimizzato alle diverse quote ed in funzione della pressione atmosferica in cui opera e quindi non richiede di avere motori diversi a quote diverse. Questo tipo di propulsione troverà, nel breve periodo, importantissime applicazioni anche in campo aereonautico e non solo spaziale.

giovedì 14 luglio 2011

Come riuscì l'Occidente a vincere la Guerra Fredda.

Come riuscì l'Occidente a vincere la Guerra Fredda.

Post n°459 pubblicato il 12 Luglio 2011 da francesco1375
Premessa

Per capire bene cosa è avvenuto negli ultimi venti anni, dobbiamo partire dagli anni ’70. Ma per capirlo meglio, dobbiamo partire dalla fine della seconda guerra mondiale.
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Dal 1945 al 1948 il mondo, uscito dalla seconda guerra mondiale, si riorganizza dividendosi in due blocchi.
Il blocco Occidentale, guidato dagli Stati Uniti, mantiene un sistema economico classico, l’economia di mercato.
Il blocco Orientale, guidato dall’Unione Sovietica, adotta un sistema economico comunista, di economia pianificata dall’alto.
Dal 1948 in poi tra i due blocchi inizia un serrato muro contro muro, chiamato guerra fredda.

Capitolo 1
Quando vinceva il comunismo.

Fino alla fine degli anni ’60, ognuno dei due blocchi è sicuro di rappresentare il sistema economico vincente che alla fine prevarrà sull’altro
Il conflitto di interessi tra le due potenze, ognuna delle quali intenzionata a controllare per intero le risorse globali, avrebbe, nello schema classico, portato ad una guerra catastrofica, la tanto paventata "terza guerra mondiale".

Tuttavia una guerra diretta tra i due blocchi è impedita dai giganteschi arsenali nucleari di cui dispongono, in grado di assicurare in caso di conflitto la completa distruzione reciproca, tale da scoraggiare nel modo più assoluto tale evento

- nota: L'ipotesi di un'altra guerra mondiale era tutt'altro che astratta. A noi uomini d'oggi, sembra improbabile lo scoppio di una guerra totale. Ma nel 48, questo evento si era verificato solo tre anni prima, e anche nel '65, ad esempio, erano passati soltanto venti anni. La maggior parte della popolazione mondiale aveva vissuto in prima persona il conflitto mondiale e la classe politica e dirigente quasi per intero vi aveva partecipato direttamente.
Quindi l'ipotesi di un nuovo conflitto era tutt'altro che improbabile.-

Ma dall'inizio degli anni ’60, l'America ed i suoi alleati sembrano davvero in svantaggio. Mentre il blocco comunista riesce a mostrare un’immagine forte e stabile, quello capitalista pare vacillare.

Prima di tutto la gran parte dell’opinione pubblica e della classe intellettuale è a favore dell’economia pianificata e vede in essa il sistema cui rivolgersi al più presto.

Del resto l’economia di mercato, dopo il bum del dopoguerra, inizia ad entrare in una crisi che si protrarrà per tutti gli anni ’70.

Inoltre, il blocco comunista si espande. Entrano nella sfera delle economie pianificate, prima la Cina, poi la Corea del Nord, Cuba, il Vietnam, e l’influenza comunista sembra attrarre sempre di più i paesi poveri in Africa, ma soprattutto in Sud America.

ll sistema capitalista non ottiene alcuna espansione.

In Corea l'America  tenta di arginare il comunismo, ma vince solo a metà.

A Cuba  tenta un blitz militare che viene respinto.

Intraprende la guerra in Vietnam che si rivelerà la più disastrosa operazione militare dell’America.

In Sud America poi, cerca di arginare l’avvento del comunismo instaurando o sostenendo brutali dittature di stampo fascista. Qui riesce ad impedire l'instaurarsi di regimi comunisti, ma al costo di migliaia di vittime (desaparecidos) e gettando un discredito etico totale sui metodi usati dal blocco occidentale.

nota: -Del resto il Sud America fu, suo malgrado al centro di alcune delle più controverse e drammatiche vicende della guerra fredda e venne usato spesso come laboratorio socio-politico per ardite quanto discutibili riforme economiche. Proprio in Cile, per la prima volta, venne inaugurata, nel 1975 la cosiddetta "Economic Shock Therapy", dopo il golpe militare di Pinochet. Questa "terapia" economica fu poi la base per la normalizzazione brutale degl'ex paesi comunisti dell'Europa dell'Est. Provocò miseria e flussi migratori intensi.-

Ovviamente in realtà anche il blocco orientale impone il suo sistema economico con metodi ben più brutali e violenti, ed è nel suo complesso un blocco interamente composto di dittature spesso sanguinarie.

Ma il sistema di propaganda capillare, e la deformazione della realtà che viene perpetrata in quel blocco, fa si che in occidente la verità non sia conosciuta nè creduta da moltissime persone.

Quindi per tutti gli anni sessanta il blocco comunista sembra essere vincente.

Capitolo 2
L'Occidente contrattacca e vince

Come risponde l’Occidente:

La risposta varia da luogo a luogo, ma sostanzialmente si basa su due presupposti:
Il predominio tecnologico assoluto e la diffusione accelerata del benessere fondata sul debito pubblico.

Dal punto di vista tecnologico, il sistema capitalista subisce un’impressionante accelerazione, ad esempio con lo sviluppo dell’elettronica di massa.

Sviluppo cui il pesante e centralizzato sistema comunista non riesce a tenere dietro.
Qui era l’intrinseca inesistenza della concorrenza a disincentivare la creazione di nuove tecnologie e prodotti. Una ricerca guidata dall’alto e non dall’iniziativa privata, non consente nel blocco comunista una selezione naturale delle idee funzionali, quindi enormi risorse vengono dispiegate in ricerche ed infrastrutture che hanno utilità pratica e convenienza solo nelle menti (spesso contorte) della classe dirigente. Mentre all’atto pratico si rivelano inutili se non dannose per la popolazione.

nota: -Ad esempio, per numerosi anni, in URSS non si trovavano collant perché il nylon era destinato alla produzione di paracadute militari, in Cecoslovacchia scarseggiavano gli slip, ma c’era un’enorme disponibilità di costumi da bagno perché il governo voleva incentivare lo sport).-

Molto abilmente, l’occidente vuole portare il gap economico ai massimi livelli, e capendo che il regime sovietico si mostra al mondo attraverso grandi opere di propaganda (esempio lo Sputnik), lo trascina in costosissime imprese.
Come ad esempio il viaggio lunare dell'Apollo. E poi  la navetta spaziale Shuttle che collegata al famoso bluff dello scudo spaziale, che terrorizza letteralmente i russi che temono di perdere la capacità di rappresaglia atomica


Il blocco comunista non può sottrarsi a questi progetti, troppo importanti a fini propagandistici, ma per farlo dirotta nell'inseguimento delle ciclopiche imprese USA risorse enormi, impoverendo la popolazione.

L’occidente invece può sostenere facilmente questi progetti, perché spesso (anzi sempre) sono portati avanti da ditte private che contano comunque di ricavare ricadute e vantaggi economici enormi.

nota: -La corsa allo spazio è il simbolo di questa battaglia propagandistica, ma non è che un esempio. Il più costoso forse, ma non il peggiore.
Possiamo anche ricordare il dannosissimo e criminale scontro propagandistico a colpi di test nucleari in atmosfera (iniziato già negli anni '50). Molti ricorderanno Bikini da parte USA che cancellò un atollo, ma da parte sovietica non si può dimenticare la Tzar Bomb da 50 megaton, la più potente di tutti i tempi. Questo ordigno fu "moderato" perchè, nella configurazione reale avrebbe raggiunto i 100 megaton e , secondo Krushev non si osava provarla così, perchè: "avrebbe fatto fondere la calotta glaciale artica e avrebbe rovesciato oceani sopra tutto il mondo" testuali parole- .

Gli stati occidentali inoltre iniziano a non porre quasi alcun limite all’indebitamento per sostenere una crescita del benessere che raggiunse il suo apice negli anni ’80.

Il problema del debito pubblico, (ma anche del debito ecologico) di questa operazione, venne considerato minore rispetto ai vantaggi immediati di superamento del sistema comunista, e la sua soluzione rimandata a tempi migliori.

Il problema del debito pubblico di tanti stati, tra cui il nostro, quello della Grecia, degli stessi USA ecc. nasce in quegli anni e per questi motivi. Oggi stiamo facendo i conti con questa scelta e molti paesi sono in default finanziario.

Con la politica dell'indebitamento, il benessere occidentale, se pure un po' effimero, rende ben poco appetibile per le masse lo stile di vita di stampo sovietico.
Questa situazione si protrae per gli anni ’70 e ’80.

Nel decennio 1970-1979 il sistema capitalista sembra ancora in svantaggio. Ma tra il 1979 e il 1989 i rapporti si invertono, la strategia occidentale funziona, il divario tra i due blocchi diviene enorme.
Ed in effetti nel 1989 il sistema comunista collassa completamente.
Si ha così la fine della “guerra fredda” e l’apertura di uno scenario completamente inedito.
Quello della globalizzazione, dal 1990 al 2008.
Poi è cronaca di oggi.

mercoledì 6 luglio 2011

Fukushima: pronto progetto per sarcofago di poliestere. Sarà costruito tra fine giugno e i primi di ottobre.

Fukushima: pronto progetto per sarcofago di poliestere. Sarà costruito tra fine giugno e i primi di ottobre.

Originariamente pubblicato il 14 Giugno 2011 da francesco1375 
sul blog "felici e sognatori" su piattaforma "libero": post originale:
 
Finalmente pronto il progetto del sarcofago per la centrale giapponese devastata dal terremoto.
Il sarcofago è importante, perchè da un lato impedisce che materiali radioattivi come polveri e vapore continuino per anni ad essere riversati nell'atmosfera, dall'altro impedisce alle acque piovane di infiltrarsi tra i rottami. L'acqua piovana, si è visto, è un problema enorme quando entra nei reattori scoperchiati. Infatti va ad aggiungersi ai milioni di litri di liquami irradiati che invadono i sotterranei.
Per trattare questa enorme quantità di acqua fortemente radioattiva si sta mettendo a punto un sistema di depurazione per renderla meno tossica.
Tuttavia, visto che il livello aumenta sempre a causa delle operazioni di raffreddamento di nocciolo e piscine di combustibile esaurito (sarà così per anni), bisogna assolutamente evitare che penetri anche la pioggia. Specialmente nella brutta stagione.
Il sarcofago di Fukushima avrà principalmente questa funzione. Contro le radiazioni radianti (provenienti dall'edificio in se), non farà molto. Per cui la riduzione della pericolosità sarà piuttosto limitata in loco rispetto ad oggi, ma enormemente ridotta a livello nazionale e mondiale.
A Chernobyl era stato costruito un sarcofago pesante, in cemento e acciaio che aveva richiesto il lavoro di decine di migliaia di persone, moltissime rimaste contaminate.
In Giappone questo è impossibile, e forse è un bene.
L'approccio, memore anche degli errori del disastro precedente, è più pragmatico.
E anche se lento e snervante, dovrebbe, almeno nelle intenzioni, proteggere il più possibile (e per quanto possibile) i lavoratori.
Tutto questo è il lato buono dell'intervento di riparazione del disastro nipponico.
Si tratta, è giusto ricordarlo di una sfida disperata e titanica, mai tentata prima, e che richiederà nel suo complesso il sacrificio di molti.
Entrando nello specifico: Si tratterà in realtà di una serie di sarcofaghi, uno per reattore. Il primo, quello che sarà completato ai primi di ottobre, coprirà il reattore 1.
Sarà formato da una struttura in tralicci di acciaio e rivestito in pannelli di poliestere (o PVC).
Tutte le parti saranno costruite e prefabbricate a grande distanza dalla centrale, trasportate accanto al reattore e montate con una gru da 750 tonnellate comandata a distanza. E qui sta l'aspetto davvero innovativo: tutte, ma proprio tutte le parti prefabbricate, potranno essere assemblate senza dover stringere nè un bullone nè una vite. In questo modo sarà possibile escludere la presenza umana, e neanche utilizzare complicatissimi robot che di fatto non esistono ancora per un lavoro di questo tipo su questa scala. Mai infatti una costruzione così grande è stata composta in questo modo.
Questa primo sarcofago in acciaio e poliestere avrà la semplice forma di un parallelepipedo, ed avrà dimensioni imponenti: 42 metri di larghezza, 47 metri di lunghezza e ben 54 metri circa di altezza (più o meno come un palazzo di venti piani).
Questa struttura, con le opportune modifiche, sarà poi replicata su tutto l'impianto.
Sarà però del tutto provvisoria. Dopo il più breve tempo possibile (pochi anni) sarà ricoperta da una più resistente struttura in cemento (ancora da progettare) in attesa che in futuro si trovi il modo di risolvere definitivamente la situazione.
Questo post si basa sulle informazioni rese pubbliche oggi su numerosi siti giapponesi, ve li segnalo; sono in lingua originale, ma potrete così vedere le immagini del plastico, il filmato del montaggio in 3D ecc.
http://mainichi.jp/select/science1
http://mainichi.jp/select/science2
http://www.nikkei.com/news
http://www.asahi.com/national
http://www.jiji.com/jc
Questo post non è la traduzione di questi articoli, racconta e compendia il loro contenuto.
Aggiornamento 19,58
Mi viene un po' da sorridere, ma da sorridere amaramente, quando sento esponenti politici di paesi imbottiti di centrali dire che, il nucleare, nonostante tutto non verrà eliminato. Infatti nel nucleare non si deve entrare. Quando hai attivato una centrale te la tieni per sempre. Si tratta di una scelta irreversibile. Anche l'Italia non è immune da questa tragedia (si, tragedia), conviverà per sempre con le scorie delle sue centrali dismesse. Ma è proprio per limitare il danno che abbiamo votato si al referendum. I paesi che hanno tante centrali non potranno mai liberarsene, questa è la verità. Spenderanno miliardi per sempre.
Aggiornamento
Penso che nessuno abbia ora la percezione di quanto sia stato importante il no al nucleare. Abbiamo fatto qualcosa, la cui portata sarà comprensibile pienamente tra cinque o dieci anni.
Mio figlio, quando avrà vent'anni capirà quello che abbiamo fatto per l'Italia. Ora non si può capire. Nella contingenza è ovvio chè l'impatto è politco, ma tra pochi anni l'impatto sarà di avere salvato vite umane.
Per questo vi ringrazio, ad uno ad uno.
Chi è andato a votare, chi ha organizzato i referendum. E anche chi li avversava ma ha lottato correttamente accettando la realtà e le cose che sono emerse negli ultimi mesi, col coraggio di guardare una realtà che in parte nessuno poteva immaginare. Siate orgogliosi di avere salvato il paese, siate orgogliosi di avere salvato la vostra terra, la vostra aria, la vostra acqua, da un errore catastrofico quale è il nucleare.

Il sottosuolo di Fukushima potrebbe essere un giacimento di carbone. Se raggiunto dal nocciolo fuso, cosa accadrebbe?

Il sottosuolo di Fukushima potrebbe essere un giacimento di carbon fossile.
Il sospetto mi è venuto pochi giorni fa, quando ho letto una notizia su di un sito giapponese.
Dopo il terremoto, una copiosa sorgente di acqua termale è sgorgata nella prefettura di Fukushima. L'acqua, molto calda, sgorga nell'area di una vecchia miniera di carbone oggi abbandonata.
Da questa notizia, mi sono poi reso conto che Fukushima è una vecchia zona mineraria. Un tempo si estraeva il carbone.
Quindi, il sottosuolo della zona contiene giacimenti di questo materiale.
Questa cosa avrebbe una certa importanza.
Perchè un conto è se il nucleo fuso incontra, sprofondando nel sottosuolo, un substrato roccioso, un conto se trova un giacimento di carbone che, per altro, di solito contiene gas grisù, temutissimo dai ninatori.
In effetti, sul sottosuolo della zona non sono mai emerse molte notizie. E gli operatori sul campo non hanno mai parlato dell'esistenza di un substrato roccioso.
Sono i giornalisti e i tecnici esteri che hanno detto che il nucleo si sarebbe arrestato contro lo strato roccioso.
Alla Tepco è stato chiesto ufficialmente di creare una muraglia sotterranea intorno alla centrale, scavando una trincea riempita in cemento nel terreno e profonda venti metri, fino al "substrato roccioso".
Ma praticamente la ditta ha risposto che è praticamente impossibile. Perchè è troppo costoso come è stato detto o perchè invece della roccia, a venti metri di profondità c'è il carbone? La Tepco non ha mai detto che ci sia questo strato di rocce, e sta dispiegando sforzi enormi per raffreddare il nucleo fuso affinchè cessi di sprofondare.
Aggiornamento 2 luglio.
Fukushima verso stabilizzazione provvisoria.
Netti miglioramenti alla centrale. Il sistema idraulico provvisorio per ricircolo acqua raffreddamento è ora messo a punto e inizia a funzionare. Temperatura barre esaurite in calo. Stato nuclei fusi è ignoto ma la superficie forse è solidificata.
Resta purtroppo una situazione instabile da gestire per anni con grandi risorse.
Situazione contaminazione area circostante resta gravissima. Soluzione ancora non trovata.
Aggiornamento 3 luglio
Esplode tubo impianto provvisorio di raffreddamento a reattore 5. Oggi difficile operazione per sostituirlo.
Durante la sostituzione del tubo, la temperatura dell'acqua del reattore non dovrà superare i cento gradi, altrimenti si rischia un'altra fusione. I tecnici hanno a disposizione alcune ore. Sicuramente la situazione sarà risolta, ma questo dimostra la fragilità della soluzione escogitata per questo disastro: in sostanza, un complicatissimo sistema di raffreddamento di barre esaurite e nucleo fuso dei reattori, composto da chilometri di tubature in materiale plastico, vasche di raffreddamento e condensazione, filtri, pompe, tutto agiunto ex novo accanto alle rovine inservibili della vecchia struttura. Un meccanismo di raffreddamento che necessita di un monitoraggio e di una manutenzione continua. Tutto questo sospende l'evoluzione drammatica del disastro, ma avrà costi altissimi per anni ed anni, costringerà i tecnici ad avventurarsi in pericolosissime opere di manutenzione negli ambienti contaminati. Il problema è anche che il reattore non produce più corrente. Per cui qesta soluzione è anche economicamente pesantissima oltre che costantemente instabile. Il sarcofago di Chernobyl era un opera che in un certo senso si concludeva con la sua costruzione, dopo non richiedeva grossi interventi. Inoltre un reattore continuò a funzionare per molti anni, permettendo di ammortizzare in parte i costi. Il problema dei costi è importante, perchè alla fine è direttamente correlato alla sicurezza.
Ma comunque la soluzione scelta ormai è questa, non c'è che augurarsi che funzioni. Anche se il fatto che questi tubi esplodano e si fessurano, mi fa ipotizzare che non reggano bene la pressione. Ma basta sostituirli via via.
Articolo correlato: http://news.lu

Le radiazioni sono dannose? Si. Ecco cosa rispondere a chi lo nega. Ma le conseguenze di Fukushima saranno economiche oltre che sanitarie.

Le conseguenze di Fukushima, non saranno solo di tipo sanitario. Sicuramente ci saranno conseguenze sanitarie per tutte le persone colpitre da alti livelli di radiazioni, e queste saranno soprattutto concentrate in Giappone. Si tratta di migliaia di persone, a me non sembra una cosa da poco. Ovviamente partendo dal presupposto che le radiazioni siano tossiche, se poi come ora alcuni sostengono, non sono dannose, allora tuto il discorso è sbagliato. Ma a me sembra strano: non si capisce allora perchè, nelle zone irradiate, tutti i tecnici sono sempre stati protetti con speciali indumenti. Non si capirebbe perchè reattori, ma anche apparecchiature mediche che emettono raggi x sono schermate con grossi muri di cemento, porte piombate ecc. E neanche perchè i radiologi sono controllati e rispettano molte norme per non essere troppo esposti. In linea di massima mi sembra assurdo che tutte queste costosissime precauzioni siano state prese in assenza di un reale pericolo per la salute. Io penso che facciano male. Poi se per cinquant'anni ci hanno detto che le radiazioni sono pericolose, ed ora è emerso che non lo sono, ce lo dicano chiaramente. Si arriverà presto allora ad avere tutti un piccolo apparecchio radiografico in casa per scattare radiografie amatoriali, oppure un piccolo reattore nucleare come scaldabagno.
Insomma, se come sembra evidente le radiazioni sono tossiche, migliaia di giapponesi subiranno gravissimi danni alla salute. Per le altre parti del mondo la contaminazione sembra sia stata piuttosto limitata, tranne negli USA. Qui si dovrà vedere a livello statistico in futuro, l'impatto sulla salute globale. Che probabilmente si, sarà molto più basso rispetto a quello che si registrerà in Giappone.
Ma gran parte del problema non è sanitario, è economico.
Questo incidente darà un colpo durissimo all'economia globale. Farà aumentare il costo del cibo e delle matrerie prime. Essendo un evento di lunga durata, rischia di diventare un pozzo senza fondo nel quale verranno risucchiati centinaia di miliardi di dollari ogni anno. L'incidente di Fukushima avrà un impatto su moltissimi settori economici mondiali. Per questo non capisco come, la comunità internazionale, non si mobiliti con ogni forza disponibile per risolvere la crisi nucleare nipponica. In un contesto economico come quello attuale, dove già milioni di persone si stanno aggiungendo alla già immensa schiera di chi non ha di che sopravvivere, significa la morte per fame e l'indigenza per milioni di persone. E quindi sarà un danno enorme alla salute di milioni di persone. Un impatto sanitario secondario, ma ugualmente gravissimo di Fukushima. Allora, io penso, a livello internazionale si sta facendo troppo poco. Non c'è la percezione del problema. Lasciamo perdere il nucleare in se, le centrali hanno resistito ad eventi potentissimi, come numerosi terremoti, inondazioni ecc. Di solito, diciamolo fuori dai denti anche noi antinuclearisti, le centrali sono tra gli impianti più robusti che esistono anche se tra i più pericolosi. Il problema si chiama Fukushima. Lì è successo un problema grosso, e va risolto, o ci si rimette tutti, o le nostre discussioni, tra dieci anni, non le facciamo più col computer, ma su pergamena o coi segnali di fumo.

Il nucleare deve essere gestito a livello internazionale

Il nucleare deve essere gestito a livello internazionale.
Io sono rimasto allibito nel vedere quanti pochi poteri ha in realtà l'AIEA.
Inoltre mi aspettavo, e credevo, che ci fossero piani di intervento e sicurezza internazionale in questo settore.
Si, occorre un controllo stringente ed efficace internazionale sul nucleare, e per garantire la sicurezza, dopo tutto quello che è successo negli ultimi mesi, deve essere messo in piedi al massimo in un mese. Secondo me. Poi, questo è quello che penso.
Solo in questo modo questa fonte di energia continuerà ad essere sostenibile.
Notizie selezionate Fukushima link.
http://blog.alexanderhiggins.com
http://survcast.com/Tepco-Failed-to-Disclose
http://iltafano.typepad.com/
http://uk.reuters.com/article/2011
http://www.timeslive.co.za/
http://www.scientificamerican.com/
http://www.gizmodo.it/
http://news.lucaswhit

 Aggiornamento
Per quanto mi riguarda, ritengo in tutta coscienza, di avere fatto il mio dovere di cittadino. Nel cercare di capire cosa stava accadendo in Giappone e nel tentare di comunicare ciò che avevo capito. Certo l'ho fatto con i miei mezzi, piccolissimi e praticamente ininfluenti. Sicuramente ho fallito, ha vinto il "partito" del silenzio. Io però ho fatto quello che ritenevo un dovere, spero che altri abbiano la stessa convinzione.
A me comunque sembra che la situazione sia ancora completamente fuori controllo e che l'accaduto sia gravissimo e riguardi tutta l'umanità. Penso che se anche ad essere colpito sarà solo il popolo giapponese, sia una cosa che riguarda tutta l'umanità. Ma probabilmente, anzi, sicuramente, sono io che mi sbaglio. E spero anche di sbagliarmi.
Originariamento pubblicato su "felici e sognatori" il 27 giugno 2011 come aggiornamento.

Non sono esplosi soltanto i reattori 1 e 3, ma anche il numero 4. E' quanto afferma un sito giapponese che sembra attendibile.

Non sono esplosi soltanto i reattori 1 e 3, ma anche il numero 4.
E' quanto afferma un sito giapponese che sembra attendibile.
http://sun.ap.teacup.com
Il sito riporta una serie di link: Tra marzo ed aprile, molti quotidiani giapponesi hanno riportato la notizia di un'esplosione e di un incendio anche nel reattore 4. L'incendio sarebbe stato domato anche da personale statunitense. Lo scoppio sarebbe avvenuto il giorno 15 marzo.
A questa terza esplosione fu dato molto meno risalto rispetto a quelle spettacolari dei reattori 1 e 3.
Se ciò fosse confermato, si spiegherebbe il perchè dello stato del quarto reatore. In effetti, esso appare troppo daneggiato per essere stato, come più vlte sostenuto, investito soltanto dal tremendo scoppio del reattore 3.
Inoltre, se così fosse, lo scoppio del reattore tre (quello che provocò la nube a forma di fungo) avrebbe distrutto anche il reattore due, che invece esternamente appare intatto.
Il reattore quattro invece, alla stessa distanza appare completamente divelto.
E' alla fine più probabile che sia esploso anche lui.
Questi alcuni dei link segnalati con la notizia dello scoppio:
http://www.yomiuri.co.jp/
http://www.yomiuri.co.jp/f
e soprattutto questo che proprio riporta testualmente la notizia dell'esplosione
http://www.yomiuri.co.jp/fe
Aggiornamento:
C'era una notizia rimasta in sospeso.
Il mese scorso venne comunicato che la piscina del combustibile esaurito del reattore 4 era pericolante e si stava studiando il modo di rinforzarla. Poi non si era saputo più nulla di questa cosa.
Nei giorni scorsi, anche se la notizia è stata messa pochissimo in evidenza, si è appreso che questo intervento è stato eseguito. Dei tecnici sono entrati nel reattore, e con modalità che per ora non conosco, hanno rinforzato la vasca. Durante questi lavori sono state scattate le prime foto pubbliche dell'interno di questo reattore dopo l'incidente.
Originariamente pubblicato come aggiornamento su "Felici e sognatori" il 23 giugno 2011

Fukushima: Primi darammatici istanti ora pubblici. Generatori emergenza erano troppo pesi per essere trasportati.

Fukushima: Primi darammatici istanti ora pubblici. Generatori emergenza erano troppo pesi per essere trasportati.

Post n°458 pubblicato il 22 Giugno 2011 da francesco1375
Fukushima e i suoi misteri, tanti punti interrogativi sulle cause e le modalità del disastro.
Il mosaico di questa storia, piena di caselle mancanti, comincia a prendere forma.
L'altro ieri, è stato diffuso un rapporto che illustra i primi istanti della catastrofe.
Mentre il mondo veniva tenuto all'oscuro circa le reali dimensioni del disastro, dentro la centrale la realtà si era capovolta in un'istante.
Nelle sale di controllo, asettiche e ordinate, tutto avvolto dalla polvere, tutto immerso nel caos. Tutto il sofisticato apparato elettronico e meccanico ridotto ad un'ammasso di cavi e ferraglia.
Tutto era bloccato.
Mentre i tecnici, abituati a conoscere ad uno ad uno i pulsanti del pannello di controllo, si trovavano ad inventare soluzioni improvvisate, che sempre fallivano, mentre i noccioli dei reattori fondevano. Colavano sul fondo dei reattori sotto forma di lava e provocavano, infine, esplosioni devastanti.
Sono tanti i particolari inediti di quegli istanti pubblicati sul rapporto.
Come i famosi generatori di emergenza che, si disse nei primi giorni, stavano arrivando a bordo di elicotteri americani.
In realtà quell'attesa fu atroce e vana. Mentre tutto saltava i soccorritori dovevano accorgersi con sgomento che i generatori di emergenza erano troppo pesanti per essere trasportati per via aerea. Mentre per trasportarli via mare sarebbero occorsi giorni e giorni, e via terra era impossibile per le strade distrutte e piene di auto abbandonate a causa del terremoto.
Un tecnico giunse al punto di collegare le batterie di alcune auto a parti della centrale, per riattivare (peraltro con successo) almeno alcuni indicatori. Grazie a questo espediente fu possibile iniziare a misurare e capire la situazione al di là della doppia porta di acciaio del vassel. Solo dopo alcuni giorni fu riallacciata la corrente.
Trovate il riassunto del rapporto su questo articolo, in inglese: http://news.asiaone.com/