C'è, in Italia, un "pericolo razzismo"?
Purtroppo, siamo oltre il "pericolo razzismo", c'è una mentalità razzista ormai così diffusa da essere quasi maggioritaria.
Il vero problema, è che in Italia, non abbiamo mai affrontato seriamente l'argomento.
Si, si è sempre parlato di razzismo, si è sempre condannato il razzismo, ma in maniera completamente superficiale e strumentale.
Noi italiani abbiamo sempre considerato l'aggettivo "razzista" come un'offesa da rivolgere ad avversari politici. Un'etichetta negativa da appiccicare tra il serio ed il faceto a qualcuno che ci stava antipatico.
In realtà, il razzismo è una cosa estremamente seria ed andrebbe trattata con serietà estrema.
L'idea di appartenere ad una comunità che, per origine etnica è superiore alle altre.
Questo è il razzismo.
E' un pensiero atavico, primordiale e primitivo che ha una serietà estrema.
Perchè le sue conseguenze sono nefaste.
Il razzismo si annida spesso in atteggiamenti che in apparenza possono addirittura essere antirazzisti.
Ad esempio, quando diciamo che gli extracomunitari "vengono a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare", inconsapevolmente (spero) facciamo un discorso profondamente razzista.
Infatti in questo modo si asserisce che ci siano razze e gruppi etnici adatti a fare lavori pericolosi e mal pagati.
Quasi che, invece di migliorare le condizioni di lavoro e il reddito delle categorie più svantaggiate, sia corretto far fare questi lavori ad altre razze.
Fondamentalmente è il concetto dello schiavismo.
Mentre appunto prendevamo alla leggera questo argomento, l'ideologia razzista si è propagata confidando nell'assenza delle difese immunitarie del nostro popolo.
Si è propagata fondendosi con la struttura sociale della società stessa.
Pur non avendo alcun fondamento scientifico, il razzismo è molto comodo per giustificare l'accentuarsi delle differenze sociali.
Politicamente è molto comodo per dividere, su arbitrarie basi etniche, le persone più sfruttate ed emarginate.
In modo tale che esse trovino maggiore difficoltà a portare avanti le proprie rivendicazioni.
Facciamo un altro esempio:
Quando vengono assegnate delle case popolari, gli aspiranti si dividono tra italiani e stranieri.
E' quello che può essere definito razzismo orizzontale.
E questo fa molto comodo, perchè se come sarebbe più logico queste persone si unissero per chiedere un numero sufficiente di alloggi popolari sarebbe un bel problema.
Ma il razzismo orizzontale secondo me è in via di riduzione.
Nell'animo umano prevale l'istinto di aiuto reciproco. Quando la difficoltà di sopravvivenza diventa concreta prevale la ragione che tende ad unire. Come al solito si tende a negare questo dato di fatto, appunto perché siamo impregnati di un’ideologia che vede nella divisione e nella competizione il fulcro dell’esistente.
Ma invece, nell’animo umano l’istinto sociale e di aiuto reciproco è preponderante.
Cresce invece il razzismo verticale, che identifica come razza inferiore chi sta peggio di lui, anche prescindendo da ogni considerazione logica.
E' il classico discorso "sarà un albanese" rivolto ad un povero (magari italianissimo) o il "tanto per noi saranno sempre extracomunitari" rivolto ai cittadini neo-comunitari.
In questo brodo di coltura favorevole, possono prosperare i veri razzisti, quelli che hanno reale orrore delle persone diverse o che fanno del razzismo una pseudo scienza. Possiamo definirli Nazisti? Si, sicuramente. Senza timore di offenderli.
Ma se questi non vivessero in un contesto che è strutturato in modo razzista e classista, sarebbero completamente isolati.
Noi viviamo in un mondo dove i diritti sono troppo spesso parole dette per farsi belli, e le ingiustizie cruda realtà quotidiana.
Dividiamo la gente con l'accetta, tra chi può lavorare e chi no, chi può mangiare e chi no, chi può curarsi e chi no.
Viviamo in città che, ai bordi, hanno delle baraccopoli. E neanche riusciamo ad ammettere questa evidenza che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.
E come riusciamo ad accettare tutto questo? Ormai si è radicato il concetto che chi sta male se lo merita, questa è la verità. Questo è ormai quello che praticamente viene insegnato fin dall'asilo.
E se se lo merita allora poco importa perchè, ci sarà sempre una scusa per dire "te lo sarai meritato".
Io credo che al punto in cui siamo, il rischio che la questione sociale ci esploda in mano insieme a quella razziale, sia più che concreto.
Nel mondo è una situazione che si è venuta a creare infinite volte, non è fantascienza, e non è solo un problema europeo.
Poichè ci troviamo in Europa, tutti ricorderanno la Bosnia. Ma i casi sono infiniti.
Per evitare questo, dovremmo fare un cammino molto lungo in brevissimo tempo.
Perché, con la crisi, il contesto sta cambiando. E intere masse umane si ritrovano senza un ruolo definito.
Se le forze politiche moderate, di destra e di sinistra, non si rendono conto del mutamento epocale prodotto dalla crisi della globalizzazione, le forze più estremiste si impadroniranno del campo.
La lotta contro il razzismo deve essere una battaglia ideologica di massa, giocata su un terreno diverso da quello attuale. La lotta al razzismo deve essere parallela a quella contro il classismo e le ingiustizie. E' un cammino faticoso, non una serie di discorsini per farsi belli o credersi migliori.
In pochi giorni abbiamo assistito ad un campo nomadi dato alle fiamme senza alcun motivo. Questo è un atto gravissimo. Ma a nessuno viene in mente che chi sta nel campo nomadi dovrebbe avere una casa popolare? E se a qualcuno viene in mente, cosa gli viene risposto? Ed è a questo punto che crolla il muro tra il gesto di persone malate e la mentalità dominante.
E perchè un italiano spara a un gruppo di extracomunitari in una piazza, mentre dall'altro capo dell'Europa un extracomunitario spara sulla folla dei residenti?
Nella stesa mattina. Vi rendete conto? Una coincidenza possibile solo se avviene all'interno di un contesto delirante collettivo.
E se ci fate caso, il killer di Firenze era una persona benestante, integrata. Che nella sua follia uccide delle persone che conducono una vita durissima e fatta di stenti. Perché dovete immaginare cosa significa lavorare per pochi spiccioli assolutamente non garantiti, sotto la pioggia, sotto il sole, tutti i giorni della settimana. Qui si capisce bene il rapporto strettissimo, il parallelismo stringente tra odio razziale ed odio sociale. Qui esploso a causa della follia, ma certamente latente a livello di massa.
Combattere i razzisti uno per uno, tranne casi estremi che poi spesso sono tardivi, è tempo perso se il razzismo classista diventa l'ideologia dominante nei cervelli della gente e se il contesto reale diventa troppo negativo rispetto alla teoria.
Non so se sono riuscito a spiegarmi.
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