L'Egitto blocca internet per tentare di contrastare i moti popolari in corso.
E' la prima volta al mondo che ciò accade. In alcuni paesi internet è parzialmente censurato pur garantendo un ampio accesso alla popolazione (ad es. Cina, Vietnam). In altri l'accesso ad internet non è mai stato consentito, come in Corea del Nord, dove esiste un solo sito, quello del governo, cui è possibile accedere. La censura e la pericolosità di esprimersi attraverso Internet (soprattutto se si esprimono posizioni contrarie al governo) è poi presente in tanti paesi, come in Iran.
Ma mai nessun paese era arrivato al punto di bloccare internet improvvisamente e di punto in bianco, per fronteggiare una situazione di emergenza come ieri in Egitto.
Ovviamente questa misura è inutile, e oserei dire ingenua. E infatti non è servita a nulla. Forse anzi può essere controproducente poichè può generare panico in fasce di popolazione che non partecipano alle manifestazioni, rallentare i soccorsi e le normali attività della società civile dove ancora regna la calma. Si ottiene insomma il risultato opposto di coinvolgere fasce più ampie di popolazione.
Placare una rivolta chiudendo Internet se ci pensate è assurdo anche per un'altro motivo: da quando internet esiste si nota un calo di moti rivoluzionari. Tutte le principali rivoluzioni si sono svolte prima che internet esistesse. Si pensi alla Rivoluzione Francese, alla Rivoluzione d'Ottobre, alla Primavera di Praga ecc. tutti eventi accaduti nonostante il fatto che internet non era ancora stato inventato.
Ecco il link ad un'articolo di un ottimo sito che mostra il grafico dell'interruzione di internet in Egitto.
http://affreschidigitali.blogosfere.it/2011/01/egitto-il-governo-spegne-internet-per-bloccare-le-proteste-ecco-il-grafico-degli-accessi.html
venerdì 28 gennaio 2011
giovedì 27 gennaio 2011
Rivolte in Nord Africa e Medio Oriente, le cause e i motivi
Di tutti gli eventi, i fatti e le notizie di questi giorni, solo una questione ha davvero caratteristiche storiche ed epocali. Caratteristiche tali da far si che tale situazione avrà ripercussioni enormi nei prossimi anni e sarà ricordata per sempre.
Questo evento è la serie di rivolte popolari in Nord Africa e Medio Oriente.
Qualsiasi piega prenda la situazione, la rivolta iniziata con la "rivoluzione dei gelsomini" in Tunisia, muterà per sempre la mappa geopolitica mondiale.
Io penso che queste rivolte nascano da tre elementi principali.
Da un lato nei paesi del Nord Africa e Medio Oriente abbiamo un livello di istruzione per la prima volta molto alto, unito ad una conoscienza molto profonda del popolo arabo della cultura occidentale. Tutto questo rende inaccettabili situazioni non democratiche agli occhi delle nuove generazioni che vorrebbero vivere in una situazione più moderna e democratica.
Dall'altro le nuove generazioni di questi paesi aspirano ad un tenore di vita molto più alto di quello dei loro padri, di tipo occidentale. E si rendono conto perfettamente che i loro paesi, con le risorse che hanno, potrebbero raggiungere tenori di vita, almeno simili a qelli dell'Europa Centro Orientale che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante.
Ma c'è anche un'altro elemento: fino ad oggi un formidabile ammortizzatore sociale in Nord Africa e Medio Oriente era costituito dall'immigrazione verso l'Europa. Ma chi emigrava erano i padri di chi oggi protesta. Persone che avevano conoscito situazioni di vita molto più dure delle nuove generazioni. Per loro l'Europa era un autentico miraggio, e viverci anche in estrema povertà, facendo i lavori più umili e malpagati, o anche semplicemente tirare a campare giorno per giorno nell'indigenza, era sempre meglio che stare nel paese di origine.
I giovani di quei paesi, ora si rendono conto perfettamente, (sia dalla testimonianza dei loro parenti immigrati che dai media come internet), che trovare un lavoro in Europa è molto difficile oggi essendo saturo il mercato, e che la loro aspettativa di tenore di vita in Europa sarebbe di povertà e di sotto-occupazione, anche perchè molti di questi giovani sono diplomati che aspirano a lavori qualificati, o almeno a professioni attinenti, Questo ora non è garantito neanche ai giovani europei, e questo lo sanno benissimo.
Di qui l'esigenza di intervenire radicalmente sui loro paesi per migliorarli e rendere possibile una vita dignitosa nella loro patria.
E' anche presente un sentimento che vede in prospettiva la possibilità di un super-stato che federi od unisca i vari stati del Nord-Africa, visto che le popolazioni di quei paesi si sentono tutti molto uniti, avendo lingua, cultura e storia comuni.
Questa è la mia analisi della situazione. E' in realtà il progresso dei popoli del Nord Africa e del Medio Oriente che porta la gente ad avanzare richieste del tutto razionali.
Questo post fu scritto all'inizio delle rivolte in Nord Africa.
Si riferiva alla rivolta non violenta dei giovani e degli studenti, per cui vale, secondo me, il discorso che ho fatto nel post.
Ovviamente la situazione è poi andata avanti.
Con la tragedia della guerra civile in Libia le cose sono cambiate e forse sfuggite di mano.
Questo evento è la serie di rivolte popolari in Nord Africa e Medio Oriente.
Qualsiasi piega prenda la situazione, la rivolta iniziata con la "rivoluzione dei gelsomini" in Tunisia, muterà per sempre la mappa geopolitica mondiale.
Io penso che queste rivolte nascano da tre elementi principali.
Da un lato nei paesi del Nord Africa e Medio Oriente abbiamo un livello di istruzione per la prima volta molto alto, unito ad una conoscienza molto profonda del popolo arabo della cultura occidentale. Tutto questo rende inaccettabili situazioni non democratiche agli occhi delle nuove generazioni che vorrebbero vivere in una situazione più moderna e democratica.
Dall'altro le nuove generazioni di questi paesi aspirano ad un tenore di vita molto più alto di quello dei loro padri, di tipo occidentale. E si rendono conto perfettamente che i loro paesi, con le risorse che hanno, potrebbero raggiungere tenori di vita, almeno simili a qelli dell'Europa Centro Orientale che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante.
Ma c'è anche un'altro elemento: fino ad oggi un formidabile ammortizzatore sociale in Nord Africa e Medio Oriente era costituito dall'immigrazione verso l'Europa. Ma chi emigrava erano i padri di chi oggi protesta. Persone che avevano conoscito situazioni di vita molto più dure delle nuove generazioni. Per loro l'Europa era un autentico miraggio, e viverci anche in estrema povertà, facendo i lavori più umili e malpagati, o anche semplicemente tirare a campare giorno per giorno nell'indigenza, era sempre meglio che stare nel paese di origine.
I giovani di quei paesi, ora si rendono conto perfettamente, (sia dalla testimonianza dei loro parenti immigrati che dai media come internet), che trovare un lavoro in Europa è molto difficile oggi essendo saturo il mercato, e che la loro aspettativa di tenore di vita in Europa sarebbe di povertà e di sotto-occupazione, anche perchè molti di questi giovani sono diplomati che aspirano a lavori qualificati, o almeno a professioni attinenti, Questo ora non è garantito neanche ai giovani europei, e questo lo sanno benissimo.
Di qui l'esigenza di intervenire radicalmente sui loro paesi per migliorarli e rendere possibile una vita dignitosa nella loro patria.
E' anche presente un sentimento che vede in prospettiva la possibilità di un super-stato che federi od unisca i vari stati del Nord-Africa, visto che le popolazioni di quei paesi si sentono tutti molto uniti, avendo lingua, cultura e storia comuni.
Questa è la mia analisi della situazione. E' in realtà il progresso dei popoli del Nord Africa e del Medio Oriente che porta la gente ad avanzare richieste del tutto razionali.
Nota aggiuntiva del 10 marzo 2011
Si riferiva alla rivolta non violenta dei giovani e degli studenti, per cui vale, secondo me, il discorso che ho fatto nel post.
Ovviamente la situazione è poi andata avanti.
Con la tragedia della guerra civile in Libia le cose sono cambiate e forse sfuggite di mano.
lunedì 24 gennaio 2011
Ricordi. Commodore 64. Alla scoperta di un pc dei primissimi anni '80. Quando nacque Tron. (replica)
Nei lontani primi anni '80, tutti parlavano del mitico Commodore 64. Era praticamente il primo vero computer diffuso a livello di massa.
E' vero, contemporaneamente spopolava anche l'Atari, ottimo apparecchio videoludico che sorprendeva veramente per le prestazioni e sorprenderebbe ancora oggi, considerando che era anch'esso una delle primissime consolle per videogiochi.
Se prevalesse il primo o il secondo nel soddisfare le aspettative dell'utente non saprei, essendo che interessavano soprattutto i videogiochi, forse l'Atari (veniva semplicemente chiamato così, senza sigle aggiuntive) era più comodo.
Ma il Commodore 64 era visto da tutti, e a ragione, un vero e proprio computer, utilizzabile anche in ambito professionale. E per questo esercitava un fascino incredibile su chi, come noi a quei tempi, aveva visto i computer solo nei film di fantascienza (ad esmpio "Tron").
Detto per inciso, da bambino a volte sono entrato nell'ufficio dove lavorava mia mamma, e non c'era alcun computer. Tutto il lavoro veniva svolto con comunissime macchine da scrivere meccaniche, talvolta (ma con parsimonia) veniva usata una macchina da scrivere elettrica.
Le copie dei documenti si facevano mettendo nel rullo della macchina da scrivere fogli di carta velina e carta carbone alternati.
Se le copie dovevano essere molte si usava solitamente il ciclostile. Questo era un'apparecchio veramente primitivo: si inseriva nella macchina da scrivere un foglio di carta cerata, i tasti bucavano la cera scoprendo la carta nei soli punti dei caratteri. Poi si prendeva questo foglio (matrice) e si agganciava su un rullo coperto di inchiostro. L'inchiostro filtrava nei punti dove non c'era la cera, quindi in corrispondenza dei caratteri. Facendo girare il rullo coperto dalla matrice con una manovella, si stampavano così i fogli sottostanti, ovviamente uno alla volta. Se nel battere a macchina la matrice si faceva un errore di battitura, bisognava con un'apposita cera rosa fucsia (dall'odore tremendo e pungente), coprire il carattere sbagliato, cercare di far coincidere il punto del foglio con il tasto della macchina da scrivere e ribatterlo. Un vero incubo. C'era anche una delle prime fotocopiatrici ma probabilmente non era pratica perchè tutti si ostinavano ad usare questo benedetto ciclostile.
Ecco, questo era il mondo tecnologico nel quale eravamo immersi quando comparve il Commodore 64.
Finalmente sembrava arrivato il futuro.
Purtroppo, in realtà, il prezzo era molto elevato. Paragonato allo stipendio medio era molto più costoso di un normale computer moderno.
Ragione per cui i miei, giudicandolo poco più di un costosissimo giocattolo, si rifiutarono (col senno di poi giustamente), di comprarmelo. Ed erano ben pochi in effetti i miei compagni che, invidiatissimi da tutti, ne possedevano uno che usavano soprattutto per i videogiochi. Questo per quanto riguarda la mia generazione.
Simultaneamente però, una schiera di migliaia di ragazzi, di qualche anno più grandi di noi, cominciarono a cimentarsi nella produzione di programmi per questo apparecchio.
Si parla di migliaia e migliaia di persone in tutto il mondo che svilupparono programmi, applicazioni e videogiochi per il Commodore, spessissimo per pura passione, senza ricavarne alcun che.
Passarono gli anni e finalmente nel '96 comparve in casa mia il primo computer, con Windows95,l del tutto simile a quelli attuali.
Mi era però sempre rimasta la curiosità di questo Commodore, che avevo visto solo di sfuggita a scuola e da un'amico che però non poteva usarlo perchè suo fratello maggiore stava cercando di realizzare il videogioco del "Gattiger"(tratto da un cartone animato sulle corse automobilistiche), non ho mai saputo se mai sia riuscito nell'impresa.
Allora, circa 10 anni fa mi accorsi che sui periodici di annunci di roba vecchia era pieno di inserzioni di persone che cercavano di vendere i vecchi Commodore (solitamente rimasti anni in cima ad un armadio) a prezzi stracciati.
Alla fine cedetti alla tentazione e ne comprai uno, completo di manuali, Joystick, memoria-mangianastri ed una grande collezione di giochi, praticamente regalato.
Ecco, quello che vorrei dirvi è questo: una volta inserita la cassetta di un videogioco, il caricamento durava dai venti minuti ad un'ora e mezzo (cronometrato). A quel punto il gioco partiva. La grafica era solitamente primitiva, spesso risultava difficile capire la modalità di gioco, ma l'originalità e l'intelligenza dei programmatori nell'usare quelle piccole risorse era immensa. Molti titoli su cassetta, erano allegati di riviste specializzate ed erano quindi giochi realizzati dai lettori in ore, giorni, mesi di duro lavoro nell'oscurità di un piccolo sgabuzzino, come il fratello smanettone del mio amico.
E insomma, era sorprendente.
Uno di questi giochi, anche se praticamente ingiocabile, era un primordiale abbozzo di platform ad ambientazione 3d, dove gli elementi tridimensionali erano tracciati con sottili linee verdi su fondo nero. Penso uno dei primissimi giochi 3d.
Io cercai anche di studiarmi il gigantesco manuale di programmazione (in basic) e riuscii alla fine a produrre soltanto un quadrato che, comandato da tastiera, si posizionava nel punto desiderato dello schermo. La soddisfazione fu immensa perchè arrivarci non era affatto semplice e bisognava digitare una lunga serie di dati. Era uno dei primi passi per capire quell'apparecchio. Io mi fermai li, mi sembrava assurdo imparare qualcosa ormai così fuori tempo massimo. Seguitai invece, ovviamente, a imparare l'uso dei pc contemporanei.
Alla fine non so che fine abbia fatto quel vecchi Commodore64. Forse è stato buttato ed è stato un grande peccato. Quei programmi, anche i più semplici e primitivi andrebbero conservati, perchè fanno parte della nostra storia ed hanno costruito il mondo in cui viviamo.
Quindi invito chi si imbattesse in vecchie cassette (le stesse dei mangianastri) con i dati di quei vecchi programmi, a conservarle. E a chi può: sarebbe bello se venissero trasferiti su supporti più moderni e conservati in un museo, piccoli geroglifici di un passato tanto importante.
E' vero, contemporaneamente spopolava anche l'Atari, ottimo apparecchio videoludico che sorprendeva veramente per le prestazioni e sorprenderebbe ancora oggi, considerando che era anch'esso una delle primissime consolle per videogiochi.
Se prevalesse il primo o il secondo nel soddisfare le aspettative dell'utente non saprei, essendo che interessavano soprattutto i videogiochi, forse l'Atari (veniva semplicemente chiamato così, senza sigle aggiuntive) era più comodo.
Ma il Commodore 64 era visto da tutti, e a ragione, un vero e proprio computer, utilizzabile anche in ambito professionale. E per questo esercitava un fascino incredibile su chi, come noi a quei tempi, aveva visto i computer solo nei film di fantascienza (ad esmpio "Tron").
Detto per inciso, da bambino a volte sono entrato nell'ufficio dove lavorava mia mamma, e non c'era alcun computer. Tutto il lavoro veniva svolto con comunissime macchine da scrivere meccaniche, talvolta (ma con parsimonia) veniva usata una macchina da scrivere elettrica.
Le copie dei documenti si facevano mettendo nel rullo della macchina da scrivere fogli di carta velina e carta carbone alternati.
Se le copie dovevano essere molte si usava solitamente il ciclostile. Questo era un'apparecchio veramente primitivo: si inseriva nella macchina da scrivere un foglio di carta cerata, i tasti bucavano la cera scoprendo la carta nei soli punti dei caratteri. Poi si prendeva questo foglio (matrice) e si agganciava su un rullo coperto di inchiostro. L'inchiostro filtrava nei punti dove non c'era la cera, quindi in corrispondenza dei caratteri. Facendo girare il rullo coperto dalla matrice con una manovella, si stampavano così i fogli sottostanti, ovviamente uno alla volta. Se nel battere a macchina la matrice si faceva un errore di battitura, bisognava con un'apposita cera rosa fucsia (dall'odore tremendo e pungente), coprire il carattere sbagliato, cercare di far coincidere il punto del foglio con il tasto della macchina da scrivere e ribatterlo. Un vero incubo. C'era anche una delle prime fotocopiatrici ma probabilmente non era pratica perchè tutti si ostinavano ad usare questo benedetto ciclostile.
Ecco, questo era il mondo tecnologico nel quale eravamo immersi quando comparve il Commodore 64.
Finalmente sembrava arrivato il futuro.
Purtroppo, in realtà, il prezzo era molto elevato. Paragonato allo stipendio medio era molto più costoso di un normale computer moderno.
Ragione per cui i miei, giudicandolo poco più di un costosissimo giocattolo, si rifiutarono (col senno di poi giustamente), di comprarmelo. Ed erano ben pochi in effetti i miei compagni che, invidiatissimi da tutti, ne possedevano uno che usavano soprattutto per i videogiochi. Questo per quanto riguarda la mia generazione.
Simultaneamente però, una schiera di migliaia di ragazzi, di qualche anno più grandi di noi, cominciarono a cimentarsi nella produzione di programmi per questo apparecchio.
Si parla di migliaia e migliaia di persone in tutto il mondo che svilupparono programmi, applicazioni e videogiochi per il Commodore, spessissimo per pura passione, senza ricavarne alcun che.
Passarono gli anni e finalmente nel '96 comparve in casa mia il primo computer, con Windows95,l del tutto simile a quelli attuali.
Mi era però sempre rimasta la curiosità di questo Commodore, che avevo visto solo di sfuggita a scuola e da un'amico che però non poteva usarlo perchè suo fratello maggiore stava cercando di realizzare il videogioco del "Gattiger"(tratto da un cartone animato sulle corse automobilistiche), non ho mai saputo se mai sia riuscito nell'impresa.
Allora, circa 10 anni fa mi accorsi che sui periodici di annunci di roba vecchia era pieno di inserzioni di persone che cercavano di vendere i vecchi Commodore (solitamente rimasti anni in cima ad un armadio) a prezzi stracciati.
Alla fine cedetti alla tentazione e ne comprai uno, completo di manuali, Joystick, memoria-mangianastri ed una grande collezione di giochi, praticamente regalato.
Ecco, quello che vorrei dirvi è questo: una volta inserita la cassetta di un videogioco, il caricamento durava dai venti minuti ad un'ora e mezzo (cronometrato). A quel punto il gioco partiva. La grafica era solitamente primitiva, spesso risultava difficile capire la modalità di gioco, ma l'originalità e l'intelligenza dei programmatori nell'usare quelle piccole risorse era immensa. Molti titoli su cassetta, erano allegati di riviste specializzate ed erano quindi giochi realizzati dai lettori in ore, giorni, mesi di duro lavoro nell'oscurità di un piccolo sgabuzzino, come il fratello smanettone del mio amico.
E insomma, era sorprendente.
Uno di questi giochi, anche se praticamente ingiocabile, era un primordiale abbozzo di platform ad ambientazione 3d, dove gli elementi tridimensionali erano tracciati con sottili linee verdi su fondo nero. Penso uno dei primissimi giochi 3d.
Io cercai anche di studiarmi il gigantesco manuale di programmazione (in basic) e riuscii alla fine a produrre soltanto un quadrato che, comandato da tastiera, si posizionava nel punto desiderato dello schermo. La soddisfazione fu immensa perchè arrivarci non era affatto semplice e bisognava digitare una lunga serie di dati. Era uno dei primi passi per capire quell'apparecchio. Io mi fermai li, mi sembrava assurdo imparare qualcosa ormai così fuori tempo massimo. Seguitai invece, ovviamente, a imparare l'uso dei pc contemporanei.
Alla fine non so che fine abbia fatto quel vecchi Commodore64. Forse è stato buttato ed è stato un grande peccato. Quei programmi, anche i più semplici e primitivi andrebbero conservati, perchè fanno parte della nostra storia ed hanno costruito il mondo in cui viviamo.
Quindi invito chi si imbattesse in vecchie cassette (le stesse dei mangianastri) con i dati di quei vecchi programmi, a conservarle. E a chi può: sarebbe bello se venissero trasferiti su supporti più moderni e conservati in un museo, piccoli geroglifici di un passato tanto importante.
sabato 22 gennaio 2011
Moria in massa di volatili, un'ipotesi.
La moria di massa degli uccelli che in questi ultimi mesi è avvenuta in varie parti del mondo, potrebbe essere correlata al disastro petrolifero del Golfo del Messico?
In quella occasione, infatti, migliaia di litri di sostanze chimiche velenose sono state riversate in mare per affondare la chiazza di petrolio, in modo che la marea nera non si abbattesse sulle coste.
Poco dopo è iniziata questa inspiegabile moria di volatili.
Ora, molti ricorderanno il caso del DDT, sostanza chimica non biodegradabile usata massicciamente nel dopoguerra come insetticida domestico, ma irrorato anche in quantità immense anche in zone paludose per debellare, e con successo, la malaria. Ci si accorse però, negli anni '70, che il DDT era presente in dosi considerevoli persino nel grasso dei pinguini polari, a migliaia di chilometri di distanza dalle zone in cui il prodotto veniva utilizzato. Il prodotto, non essendo biodegradabile si accumulava ed entrava nella catena alimentare di tutte le specie viventi. Si decise così immediatamente di interrompere la produzione di questo insetticida.
Potrebbe darsi che, i solventi e le sostanze versate a milioni di litri nell'oceano, siano poi evaporate ed abbiano formato nubi tossiche in quaota uccidendo gli uccelli più sensibili?O almenoi che abbia fatto perdere loro l'orientamento stordendoli?
E' solo un'ipotesi.
Comunque sarebbe interessante capire il percorso che questi uccelli hanno fatto, perchè l'avvelenamento, se c'è stato, potrebbe essere avvenuto a centinaia di chilometri e a giorni di distanza dai luoghi in cui sono caduti dal cielo.
In quella occasione, infatti, migliaia di litri di sostanze chimiche velenose sono state riversate in mare per affondare la chiazza di petrolio, in modo che la marea nera non si abbattesse sulle coste.
Poco dopo è iniziata questa inspiegabile moria di volatili.
Ora, molti ricorderanno il caso del DDT, sostanza chimica non biodegradabile usata massicciamente nel dopoguerra come insetticida domestico, ma irrorato anche in quantità immense anche in zone paludose per debellare, e con successo, la malaria. Ci si accorse però, negli anni '70, che il DDT era presente in dosi considerevoli persino nel grasso dei pinguini polari, a migliaia di chilometri di distanza dalle zone in cui il prodotto veniva utilizzato. Il prodotto, non essendo biodegradabile si accumulava ed entrava nella catena alimentare di tutte le specie viventi. Si decise così immediatamente di interrompere la produzione di questo insetticida.
Potrebbe darsi che, i solventi e le sostanze versate a milioni di litri nell'oceano, siano poi evaporate ed abbiano formato nubi tossiche in quaota uccidendo gli uccelli più sensibili?O almenoi che abbia fatto perdere loro l'orientamento stordendoli?
E' solo un'ipotesi.
Comunque sarebbe interessante capire il percorso che questi uccelli hanno fatto, perchè l'avvelenamento, se c'è stato, potrebbe essere avvenuto a centinaia di chilometri e a giorni di distanza dai luoghi in cui sono caduti dal cielo.
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