Secondo me, l'affluenza alle urne sarà altissima.
Mi baso su quello che sento in giro. L'interesse della gente per queste elezioni è immensamente più alto rispetto a qualsiasi campagna elettorale.
Di questo ho la certezza quasi assoluta. Se il tempo lo permetterà l'affluenza sarà una delle più alte della storia della Repubblica.
felici e sognatori century rewind
martedì 19 febbraio 2013
lunedì 5 novembre 2012
L'Italia va verso il collasso sociale e politico? E' possibile evitarlo? Proviamo a fare un'analisi della situazione.
Post n°543 pubblicato il 30 Ottobre 2012 da francesco1375
Credo che i partiti stiano sottovalutando pesantemente la situazione.
A noi cittadini in questo momento appaiono come un sistema del tutto autoreferenziale, e per di più in stato confusionale.
Chi non si riconosce in Grillo in molti casi non vota.
Il Movimento 5 Stelle, vince semplicemente perchè propone delle soluzioni a delle situazioni concrete.
Pensiamo ad esempio al peso che indubbiamente ha avuto nei referendum sul nucleare e l'acqua pubblica.
Nel pieno della crisi economica i partiti tradizionali hanno lasciato la patata bollente nelle mani di un tecnico. E i cittadini l'hanno capito che, di fatto, non sapevano dove mettere le mani per risolvere questa situazione drammatica. Per cui si sono affidati ad una persona competente, ma che può risolvere la situazione senza poi sottoporsi al giudizio elettorale. Questo ha fatto riflettere molto i cittadini.
Ma c'è anche un'altro elemento. La vecchia classe politica ha trattato i giovani,per vent'anni in una maniera tremenda. Praticamente privandoli del diritto al lavoro in molti casi e ad un lavoro sicuro in quasi tutti gli altri.
L'avranno fatto in buona fede. L'avranno fatto per errore o saranno stati costretti dal contesto generale, per carità. ma così è.
I giovani che dagli anni '90 ad oggi sono stati trattati in questo modo, ora sono adulti che vivono in molti casi tutto il peso della precarietà, e spesso della povertà.
Ovviamente non possono giudicare bene i partiti che hanno governato fino ad oggi.
Quella dei giovani tartassati dalle leggi così dette liberiste (in salsa italica) degli anni '90 e 2000, sono l'elettorato emergente. Intendo in senso numerico.
Mentre la fascia che in qualche modo si era cercato di tutelare(quella che per semplificare potrebbe essere definita dei genitori) non solo si riduce fisiologicamente per ragioni demografiche ovvie, ma in molti casi si è vista sottrarre improvvisamente tutti i diritti acquisiti e il minimo di benessere raggiunto durante l'ultima crisi.
Infatti se la vecchia classe politica era riuscita a mantenere un certo benessere in una fascia di popolazione, vi era riuscita solo col vecchio strumento del debito pubblico ed estero. E del resto in che altro modo poteva riuscirci se incoraggiava in tutti i modi la delocalizzazione dell'industria e dei capitali?
E'abbastanza improbabile che qualcuno mi segua fino a questo punto, ma adesso viene il punto principale.
Se questa situazione ha sulla politica gli effetti ovvi che stiamo vedendo, meno evidente è ciò che si sta abbattendo sulla società.
Come abbiamo detto, un buon quaranta per cento delle persone che hanno meno di quarant'anni sarebbe oggi disoccupata o povera.
Fino ad oggi non si è notato perchè questa fascia povera si è ingigantita solo negli ultimi anni. Via via che all'età adulta pervenivano i giovani soggetti alla rivoluzione liberista degli anni '90 e 2000.
Inoltre gran parte di queste persone vivevano in relativo benessere grazie al sostegno dei genitori.
Ora che i genitori invecchiano ed hanno spesso pensioni misere, o muoiono, o si ammalano, o vengono licenziati, esodati ecc. non possono e non potranno più in alcun modo sostenere i giovani e gli ex giovani figli disoccupati o precari.
Questi figli inoltre hanno ora a loro volta dei bambini da mantenere, e questi bimbi potranno per ben poco fare affidamento sui nonni. (Cerco di usare delle categorizzazioni comprensibili, ma vanno intese in senso demografico).
Il trucco che abbiamo posto sulla miseria in cui siamo sprofondati negli ultimi venti anni cadrà quindi in modo piuttosto improvviso.
E non da domani, ma da ieri. Questa infatti non è una previsione, ma un'analisi di ciò che sta accadendo ora.
Vorrei anche soffermarmi sul concetto di povertà, perchè non credo che sia molto chiaro.
Quando sento i politici parlare del problema di chi prende 1600 € al mese mi viene da piangere. Perchè la povertà che potrebbe abbattersi su migliaia di italiani non è questa. Presto milioni di persone non potranno pagare la retta scolastica, i libri e i vestiti ai figli. Questo avrà ripercussioni enormi sull'istruzione. Non potrà permettersi le cure mediche. Non potrà pagare le bollette. E non sarà "qualcuno che non paga le bollette", ma qualche milione di persone che non può assolutamente pagarle. Non voglio seguitare per non passare da catastrofista. Ma credo che la situazione sia questa.
E credo che il rischio del crearsi di questa situazione sia chiarissimo anche in molti economisti. Per cui si può discutere sul modo in cui viene affrontata questa situazione.
Ma sicuramente chi se ne rende conto e si impegna a risolverla, comunque vada, fa più bella figura di chi mostra di disinteressarsene completamente.
Monti se ne occupa in un modo che non condivido in moltissimi punti, ma almeno se ne occupa.
Grillo propone delle soluzioni a volte discutibili, ma se ne occupa. Anche altri politici se ne occuperanno certamente.
Mentre i politici e i partiti che non capiscono o ignorano questa situazione, o che l'hanno palesemente creata avranno difficoltà nel recuperare l'elettorato.
Ammettiamo pure che questo scenario sia un mio incubo.
Ammettete almeno, per favore, che sia un incubo che attanaglia moltissimi italiani.
Io poi non ci guadagno nulla a scrivere in questo blog.
Non faccio politica, potrei tranquillamente fregarmene.
Ma penso che finchè è possibile esprimere quello che si pensa si viva ancora in un paese libero.
Penso che l'Italia sia un paese libero e ne sono orgoglioso. Forse è solo per questo che scrivo.
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Siamo in un nuovo periodo storico? La globalizzazione è finita nel 2008 ma ancora non ce ne siamo accorti.
Post n°538 pubblicato il 21 Ottobre 2012 da francesco1375
Dal punto di vista storico la cosiddetta "globalizzazione" è già finita.
Oggi possiamo dirlo, con la crisi iniziata nel 2008 siamo effettivamente entrati in un'altro periodo storico.
Oggi possiamo dirlo, con la crisi iniziata nel 2008 siamo effettivamente entrati in un'altro periodo storico.
La globalizzazione precedente richiedeva una quantità di risorse naturali, alimentari ecc. troppo elevato. L'economia segue queste risorse, per questo è entrata in crisi.
Quando la crisi finirà, probabilmente tra due o tre anni, vivremo in un mondo diverso.
Quando la crisi finirà, probabilmente tra due o tre anni, vivremo in un mondo diverso.
Se sarà un mondo migliore o peggiore dipende da noi.
Post n°537 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da francesco1375
Io mi trovo in una posizione che mi porta tutti i giorni in contatto con moltissime persone.
Piccoli e piccolissimi imprenditori, casalinghe, pensionati, badanti, lavoratori dipendenti, persone italiane e straniere.
Questo mi consente di avere una visione piuttosto ampia di una fetta di società.
Anche se solo nell'ambito territoriale di Firenze e dintorni.
Quello che vi posso assicurare è che lo stato d'animo della gente è completamente a terra.
Posso dire senza esagerare che lo sconforto è oltre il limite di guardia.
Conosco delle persone che prima se la cavavano benino e che oggi non hanno i soldi per comprare le scarpe ai bambini.
Gente che non sa come pagare il dentista.
E io li conoscevo da prima ed erano in una situazione completamente diversa. Attenzione, sto parlando di gente che lavora in proprio.
Non riescono a portare a casa più nulla.
Ecco alcune delle frasi più ricorrenti tra i piccolissimi imprenditori:
"Quest'anno chiudo"
"L'anno prossimo chiuderanno in tanti. Io per primo"
"Mi vergogno di dirlo, ma non riesco più a guadagnare nulla. Mi aiutano"
(gente che fino a due anni fa faceva almeno un viaggio all'estero all'anno per vacanza)
-"Non so come pagare l'assicurazione"
-"Stavolta è finita davvero"
-"Questo lavoro è diventato antieconomico"
-"Ho ridotto alcune aree della mia attività. Le spese superavano le entrate"
-"Tutta la vita in questo lavoro per ritrovarmi sul marciapiede"
Sono tutte frasi dette da molte persone diverse e che conosco da tempo. Persone vitali, non da depressi o inguaribili pessimisti.
Gente con la testa sulle spalle che i suoi conti li sa fare, anche troppo. Gente orgogliosa per natura che non ama piangersi addosso. Gente che si è fatta da sola, abituata a lavorare duro e fare sacrifici.
Al "Chiuderei, ma non ci sono alternative" che negli ultimi anni si sentiva ripetere sempre più spesso è subentrato il "devo chiudere e non ho alternative".
La mia impressione è che nei prossimi due anni chiuderanno moltissime piccole imprese, soprattutto individuali.
Si ingrosseranno così le fila dei disoccupati, già immense a causa della valanga di licenziamenti e mancati rinnovi di contratto per i dipendenti.
A frasi di questo tipo, rivolte all'ambito lavorativo, si aggiungono altre molto inquietanti. Che sento fare sempre più spesso.
-"Io non ho paura per me, ormai ho già vissuto. Ma per i miei figli".
-"Tanto ormai ho cinquant'anni, mi restano solo vent'anni di vita".
(Queste due frasi, con piccole varianti, le ho sentite ripetere moltissime volte negl'ultimi mesi, da persone disparate).
Continuamente le donne parlano tra loro di parenti o figli disoccupati.
Politicamente c'erano persone di destra e sinistra.
Ora tutti la pensano allo stesso modo.
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Lo sbarco sulla Luna è avvenuto realmente? Probabilmente si, ma sarebbe più facile credere il contrario.
Post n°533 pubblicato il 24 Settembre 2012 da francesco1375
Mi ha sempre molto incuriosito il dibattito
sulla veridicità delle missioni Apollo con
sbarco lunare.
Secondo me, dal punto di vista tecnologico, alla fine degli anni '60 si era perfettamente in grado di progettare e gestire la missione.
Anche se è vero che l'elettronica aveva raggiunto un livello molto primitivo, è altrettanto vero che opere estremamente ambiziose sono state realizzate dall'uomo
ben prima della comparsa dell'elettronica. Basti pensare alle piramidi.
Quando guardiamo a qualcosa che è stata realizzata prima dell'introduzione di tecnologie che a noi sembrano fondamentali, restiamo sempre stupefatti ed increduli, ma l'uomo ha sempre trovato la strada per arrivare a soluzioni straordinarie anche con strumenti estremamente rudimentali.
Nell'epoca Apollo tuttavia l'elettronica esisteva, erano proprio gli anni in cui si gettavano le basi per la realizzazione dei computer che noi tutti utilizziamo oggi.
Tuttavia un conto è la fattibilità tecnica della cosa, e un altro è la fattibilità pratica di un'impresa che va vista anche in termini di costi, rischi, vantaggi-svantaggi.
L'impresa lunare aveva un senso propagandistico molto elevato. Un eventuale fallimento avrebbe avuto effetti catastrofici sull'immagine degli Stati Uniti.
Ora, prendiamo per buona l'ipotesi della missione lunare falsa, ricostruita su di un set cinematografico e spacciata per vera di fronte all'opinione pubblica.
In realtà non si tratterebbe di una scelta in se per se sbagliata.
Non bisogna dimenticare cosa era l'Unione Sovietica in quegli anni, ne cosa rappresentassero gli Stati Uniti nello stesso periodo. Era un'epoca nella quale l' eventualità di una guerra nucleare tra superpotenze era percepita come imminente.
Ad un certo punto entrambe le super potenze cercavano di dimostrare la propria superiorità tecnica per dimostrare alla controparte il proprio potere e dissuaderla da un attacco. Ma si cercava così anche di affascinare l'opinione pubblica per trascinarla dalla propria parte.
Se ad un certo punto gli americani si fossero accorti della difficoltà di portare a termine l'impresa lunare senza incorrere in un fallimento e nella perdita di credibilità, sarebbe stata una scelta del tutto ragionevole, razionale e giustificata la simulazione in studio della missione. Sfruttando la grandissima capacità cinematografica di cui il Paese dispone, si poteva ottenere lo stesso effetto psicologico di un vero viaggio sulla luna, a) senza mettere a rischio la vita degli astronauti; b) senza rischiare un fallimento catastrofico sul piano dell'immagine; c) spendendo molto meno e dirottando i fondi verso altre iniziative più o meno segrete.
Per quanto riguarda la segretezza dell'operazione falso sbarco lunare, bisogna tenere presente che gli astronauti coinvolti avrebbero certamente appoggiato la cosa e mantenuto il segreto, anche se probabilmente a malincuore. Infatti quasi tutti gli astronauti delle missioni Apollo e precedenti provenivano dall'ambiente militare. Per cui, anche se la NASA era un ente civile, tutte le sue operazioni erano soggette, direttamente o no, alle autorità militari.
Essendo militari, gli astronauti erano tenuti ad obbedire agli ordini impartiti, e lo facevano con convinzione, poichè dal loro comportamento dipendeva la sicurezza nazionale.
Perchè non appoggiare un'operazione del tutto incruenta per i civili, che non metteva a rischio la loro vita ne quella dei compagni e che, per di più ,aveva un'importanza strategica superiore a quella di una guerra?
Se le missioni lunari dell'Apollo sono state davvero simulate, pensare che gli astronauti non appoggiassero l'iniziativa è davvero assurdo. Non si capisce davvero perchè non avrebbero dovuto collaborare e mantenere il segreto come veniva loro richiesto.
Stiamo ovviamente parlando del caso in cui la missione lunare sia stata simulata, il che è ancora tutto da dimostrare.
Comunque, proseguendo nell'esame dell'ipotesi, ci si domanda come avrebbe fatto l'America a nascondere una tale operazione al KGB che, con la sua rete di spionaggio, riusciva a penetrare quasi tutti i cordoni di sicurezza.
Probabilmente però, se in quegl' anni (fine '60 inizi'70) il KGB si fosse accorto dell'operazione di falso sbarco lunare, non avrebbe rivelato proprio nulla all'opinione pubblica. Questo perchè proprio contemporaneamente si stava consumando il clamoroso fallimento della missione lunare sovietica. Quest'ultima era stata tenuta segreta all'opinione pubblica, e l'URSS sosteneva di non essere interessata alla missione di sbarco lunare. In realtà era costata miliardi di rubli ed aveva prodotto soltanto un gigantesco razzo, l' N1, che praticamente non si staccava dal suolo.
Oggi sappiamo che la CIA era a conoscenza del fallimento del programma lunare sovietico, ma che non rivelò mai la cosa all'opinione pubblica internazionale, lasciando credere al mondo che l'URSS non avesse sostanzialmente partecipato alla corsa alla luna concentrandosi piuttosto su sonde automatiche e basi spaziali.
Coprì insomma il fallimento dell'URSS in questo particolare settore astronautico.
Può darsi benissimo che allo stesso modo, come contropartita, il KGB abbia ricambiato il favore fingendo di non accorgersi che le missioni lunari erano false.
Il vero punto debole di tutta la teoria del complotto lunare sta secondo me nella segretezza da parte di tutto lo staff preposto alla realizzazione del set lunare. Un lavoro che avrebbe richiesto una pletora di registi, scenografi, tecnici delle luci, cameramen ecc. Tutte persone oltretutto provenienti dal mondo dello spettacolo e quindi molto più inclini, rispetto ad un astronauta-militare, a cercare la notorietà anche rivelando il lavoro svolto.
Se la serie degli sbarchi lunari è stata una finzione, si è trattato di un capolavoro di finzione cinematografica. E come si può pretendere che chi ha realizzato o collaborato a realizzare un capolavoro, un'opera d'arte, accetti di restare per sempre nell'ombra, nell'oblio della storia.
Se è stato solo un film, qualcuno che ne ha curato la realizzazione, non avrebbe resistito alla tentazione di raccontare il proprio lavoro.
Alla fine di questo post, voglio segnalarvi un video trovato su you tube. Si tratta di un filmato d'epoca che mostra le fasi di trasporto e prelancio del razzo lunare N1 che avrebbe consentito a due cosmonauti sovietici di sbarcare sul nostro satellite naturale (anzi, ad uno, poichè l'altro sarebbe rimasto in orbita lunare). Il fallimento di questo vettore, costato milioni di rubli, pose l'URSS di fronte alla constatazione di non poter sbarcare sulla Luna. Tennero segreto il fallimento e la CIA che ne era a conoscienza copri il segreto. Perchè? Cosa ottenne in cambio?
N1 viene trasportato sulla rampa di lancio da due locomotori ferroviari.
N1 viene lanciato ma esplode subito dopo. Dopo molti tentativi ci si accorse che gli errori concettuali del razzo imponevano l'abbandono del progetto.
Ma un altro mistero avvolge questo razzo lunare: perchè il genio dell'astronautica Sergej Pavlovič Korolëv (che conobbe la prigionia dei Gulag), creatore di tutte le navette sovietiche (tranne Buran-Energia) e del razzo Soyuz (ancora oggi uno dei più utilizzati e affidabili dopo mezzo secolo), progettò l'enorme N1 che era sostanzialmente impossibilitato a volare?
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Space Shuttle: la vera storia.
Post n°532 pubblicato il 24 Settembre 2012 da francesco1375
Lo Space Shuttle è stato certamente l'oggetto più complesso e perfetto che l'uomo ha concepito per raggiungere lo spazio.
Una macchina stupenda, dalle potenzialità incredibili.
Purtroppo resterà per molto tempo un esempio sorprendente e ineguagliato.
Quando ci guarderemo alle spalle, e vedremo questa incredibile navetta spaziale resteremo sconcertati dalle sue caratteristiche ineguagliate.
Basti pensare che, con la sua uscita di scena, non esiste più un veicolo in grado di raccogliere uno oggetto nello spazio, ad esempio un satellite in avaria, e di riportarlo a terra. Non è più possibile prendere un telescopio orbitante, trasportarlo nella stiva di una navetta, ripararlo in orbita e riposizionarlo.
Tutto questo era possibile grazie allo Space Shuttle, che soprattutto aveva una potenzialità immensa: poter trasportare in orbita sullo stesso veicolo ben sette astronauti e un grosso carico.
Questa caratteristica consentiva manovre inpensabili altrimenti, infatti l'oggetto trasportato poteva essere controllato, montato e modificato dagli astronauti direttamente in orbita. Fino addirittura a poter eventualmente riporre l'oggetto nella stiva e riportarlo a terra sano e salvo, senza farlo disintegrare in atmosfera.
Era quindi un apparecchio ideale per costruire stazioni spaziali. La ISS non sarebbe stata costruita senza di lui. Ed in futuro si dovranno seguire strade totalmente diverse se si vorranno costruire stazioni di analoghe dimensioni. Intendiamoci, la cosa è possibile, i sovietici realizzarono la Mir interamente con moduli radio-comandati, ma si trattava di un'opera meno complessa.
Sarà molto difficile riparare un telescopio spaziale o riposizionare un satellite da un orbita ad un altra, come poteva fare lo Shuttle caricandolo nella sua stiva.
Lo Space Shuttle è stato l'unico veicolo costruito dall'uomo in grado di portare persone e cose nello spazio, rientrare a terra in volo planato e ripartire per decine e decine di missioni.
Tutti gli altri veicoli spaziali sono monouso. Rientrano a terra come meteore, si consumano al contatto con l'atmosfera fino a risultare inservibili una volta recuperati.
Space Shuttle aveva una forma simile ad un aereo grazie alla quale atterrava come un aliante (tutte le altre navette sono frenate da paracadute e razzi frenanti).
Questo consentiva un minore surriscaldamento dei materiali. Tuttavia doveva essere protetto da migliaia di piastrelle di zirconio e ceramiche speciali. Queste coprivano tutta la superficie del veicolo.
Orion era la navetta della NASA che avrebbe dovuto sostituire lo Shuttle. Non venne mai completata, rivelandosi uno dei tanti disastri economici dell'era W.Bush. Avrebbe dovuto atterrare alla vecchia maniera, frenata da paracadute e probabilmente avrebbe potuto essere recuperata, ma solo parzialmente .
Questa specie di Apollo ingigantito avrebbe portato sette astronauti come lo Space Shuttle e nessun grande carico. Tuttavia dopo anni di studi e miliardi di dollari investiti i tecnici dovettero arrendersi all'evidenza che non era possibile creare una capsula così protetta e frenata da essere poi riutilizzata.
Prima di essere fortunatamente cestinato da Obama, il megalomane e sconclusionato progetto Orion servì almeno a dimostrare che l'unico tipo di veicolo spaziale riutilizzabile è la navetta planante.
Ma perchè questo straordinario veicolo è rimasto un'eccezione? Se la costruzione di una navetta simile, atta a sostituirla, è sembrata impossibile di fatto ai suoi stessi ideatori, come è stato possibile realizzarla 28 anni fa?
I costi per una sua riedizione sono sembrati eccessivi. Quanto si è speso per realizzarlo?
La spesa per la realizzazione degli Space Shuttle fu enorme, quasi inimmaginabile. Del tutto simile a quella del programma lunare Apollo. Ma la cosa incredibile è che i due progetti in realtà viaggiarono sostanzialmente in parallelo, cioè, mentre si metteva a punto il programma Apollo (che procedeva a tappe forzate e veniva in un certo senso studiato in corso d'opera) si studiava lo Space Shuttle. Quindi i due studi e i costi relativi si sovrapponevano, anche se alcune componenti Apollo vennero riciclate nelle navette plananti, ad esempio i motori dell'orbiter.
Ovviamente uno sforzo così immenso era frutto della competizione tra Usa ed Urss (tanto per cambiare). E tali spese sono state affrontate purtroppo solo per scopi bellici e solo successivamente, o come scopo indotto, a fini pacifici.
Quello che molti non sanno, è che i russi stavano studiando in maniera avanzatissima una navetta planante, questo fin dall'inizio della corsa allo spazio, un progetto parallelo a quello delle capsule Vostok e Soyuz che già appariva fantascientifico agli americani.
Un progetto enormemente ambizioso di una sorta di bombardiere spaziale che veniva preso molto sul serio dagli Stati Uniti, forse troppo, visto che in realtà i russi non riuscirono a concretizzare l'enorme mole di studi e ricerche condotte in questo ramo astronautico.
Quindi in America si pensò di scompaginare i piani del nemico puntando su un obiettivo radicalmente diverso, la conquista della Luna.
A questo punto in Urss si venne a creare una situazione complicata. Infatti il progetto Soyuz andava a gonfie vele insieme al programma delle basi spaziali, tanto da superare in questo campo tecnologico gli americani. E in maniera notevolissima.
Le basi orbitanti sovietiche lasciavano a bocca aperta gli americani che fino all'impresa lunare non si avvicinavano neanche ai risultati dei russi.
In pratica, i russi stavano ottenendo risultai sorprendenti con le capsule Soyuz e le basi spaziali Salyut e contemporaneamente portavano avanti gli studi della navetta planante tipo Shuttle.
Ma il programma dell'aereo spaziale per loro si complicava enormemente. Sorgevano sempre nuovi problemi. E le risorse economiche, pur profuse in modo sconsiderato, non erano infinite.
Ecco alcuni video dei test dell'"aereo spaziale" sovietico:
Nel frattempo veniva lanciata la sfida della conquista lunare. Cosa fare? Alla fine si decise di proseguire con il programma Soyuz, abbandonare il programma della navetta planante e avviare un ciclopico programma per raggiungere per nostro satellite prima degli Stati Uniti.
Ma anche il programma di esplorazione umana della Luna si arenava in Urss a causa dei continui fallimenti dell'immenso vettore N1 (non si riusciva a sincronizzare i motori del razzo). Vennero dissipate immense risorse economiche ed intellettuali che, utilizzate in altro modo, avrebbero dato ai sovietici un vantaggio enorme in campo spaziale.
E' a questo punto che gli americani abbandonano il programma lunare che andava a gonfie vele, e se ne escono a sorpresa con una navetta planante razionale e perfettamente funzionante. Asserendo oltretutto di volerla usare per mettere in atto il famoso programma di scudo spaziale antimissile (scudo spaziale).
Sconcerto in Urss, la superpotenza, già provata dalle immense spese sostenute per il fallimentare programma lunare doveva affrontare nuove spese, davvero immense, per costruire qualcosa che assomigli allo Shuttle. Recuperare il tempo perduto dopo lo stop alla loro navetta planante originale.
Nasce lo Shuttle Buran, ma ormai il tempo è scaduto per l'impero sovietico, è il 1988 quando la risposta russa all'America parte per lo spazio, senza uomini a bordo per il suo unico viaggio, l'anno dopo crolla il muro di Berlino.
I tempi sono cambiati. Mentre i resti della navetta sovietica marciscono abbandonati qua e là, quella americana risulterà sempre sotto utilizzata rispetto ai costi di gestione. Alla fine l'uomo del ventunesimo secolo, vola nel cosmo con una navetta quasi identica a quella che portò il primo uomo nello spazio una quarantina d'anni fa.
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Voci dalla strada, voci dalla crisi.
Post n°537 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da francesco1375
Io mi trovo in una posizione che mi porta tutti i giorni in contatto con moltissime persone.
Piccoli e piccolissimi imprenditori, casalinghe, pensionati, badanti, lavoratori dipendenti, persone italiane e straniere.
Questo mi consente di avere una visione piuttosto ampia di una fetta di società.
Anche se solo nell'ambito territoriale di Firenze e dintorni.
Quello che vi posso assicurare è che lo stato d'animo della gente è completamente a terra.
Posso dire senza esagerare che lo sconforto è oltre il limite di guardia.
Conosco delle persone che prima se la cavavano benino e che oggi non hanno i soldi per comprare le scarpe ai bambini.
Gente che non sa come pagare il dentista.
E io li conoscevo da prima ed erano in una situazione completamente diversa. Attenzione, sto parlando di gente che lavora in proprio.
Non riescono a portare a casa più nulla.
Ecco alcune delle frasi più ricorrenti tra i piccolissimi imprenditori:
"Quest'anno chiudo"
"L'anno prossimo chiuderanno in tanti. Io per primo"
"Mi vergogno di dirlo, ma non riesco più a guadagnare nulla. Mi aiutano"
(gente che fino a due anni fa faceva almeno un viaggio all'estero all'anno per vacanza)
-"Non so come pagare l'assicurazione"
-"Stavolta è finita davvero"
-"Questo lavoro è diventato antieconomico"
-"Ho ridotto alcune aree della mia attività. Le spese superavano le entrate"
-"Tutta la vita in questo lavoro per ritrovarmi sul marciapiede"
Sono tutte frasi dette da molte persone diverse e che conosco da tempo. Persone vitali, non da depressi o inguaribili pessimisti.
Gente con la testa sulle spalle che i suoi conti li sa fare, anche troppo. Gente orgogliosa per natura che non ama piangersi addosso. Gente che si è fatta da sola, abituata a lavorare duro e fare sacrifici.
Al "Chiuderei, ma non ci sono alternative" che negli ultimi anni si sentiva ripetere sempre più spesso è subentrato il "devo chiudere e non ho alternative".
La mia impressione è che nei prossimi due anni chiuderanno moltissime piccole imprese, soprattutto individuali.
Si ingrosseranno così le fila dei disoccupati, già immense a causa della valanga di licenziamenti e mancati rinnovi di contratto per i dipendenti.
A frasi di questo tipo, rivolte all'ambito lavorativo, si aggiungono altre molto inquietanti. Che sento fare sempre più spesso.
-"Io non ho paura per me, ormai ho già vissuto. Ma per i miei figli".
-"Tanto ormai ho cinquant'anni, mi restano solo vent'anni di vita".
(Queste due frasi, con piccole varianti, le ho sentite ripetere moltissime volte negl'ultimi mesi, da persone disparate).
Continuamente le donne parlano tra loro di parenti o figli disoccupati.
Politicamente c'erano persone di destra e sinistra.
Ora tutti la pensano allo stesso modo.
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L'era della traduzione automatica, vocale e simultanea, è alle porte.
Post n°535 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da francesco1375
Sembra che sia vicinissimo l'avvento della traduzione vocale automatica e simultanea.
Questa tecnologia è ovviamente appetibile nel mondo di oggi, che sempre più ha bisogno di mettere in comunicazione persone di lingua diversa.
Se conoscere una o più lingue straniere è e resterà utilissimo, altrettanto utile è, oggi, permettre la comunicazione tra persone di ogni livello culturale, di ogni professione e di ogni paese.
Per quanto l'insegnamento delle lingue sia importante, il mondo di oggi impone un'accelerazione dell'intercomunicabilita tra persone di ogni parte del mondo.
Solo la tecnologia può portare a questo risultato in tempi rapidi.
Una tecnologia di questo tipo avrebbe ricadute economiche immense che potrebbero essere anche un'efficace volano per la ripresa mondiale.
Avrebbe un'impatto simile, se non superiore alla comparsa di internet negl'anni '90.
I campi di applicazione e le potenzialità sono evidenti e gigantesche.
Non stupisce che i big del settore tecnologico ci stiano lavorando alacremente e che, pare, siano vicinissimi al risultato.
Questa rivoluzione culturale potrebbe, secondo me, palesarsi entro il prossimo anno, o comunque, entro il 2015.
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Un programma semplice e gratuito di grafica 3D.
Post n°534 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da francesco1375
Se volete muovere i primi passi nella grafica 3D, o semplicemente volete divertirvi a disegnare qualcosa di tridimensionale al PC senza stressarvi troppo, credo di avere trovato la soluzione giusta per voi.
OpenFX Designer.
E' un programma gratuito di garfica 3D veramente semplice da usare, ma che può dare risultati più che buoni.
Lo segnalo perchè ho scaricato moltissimi programmi gratuiti di grafica 3D, molti difficilissimi, altri davvero scadenti. Questo invece, anche se datato, mi sembra utilizzabile anche da chi non si è mai cimentato in questo campo.
Avete le quattro visuali: dall'alto e dai due lati più il risultato 3D che potete ruotare a piacere.
Forme base che potete modificare vertice per vertice e insomma, tutto il necessario per dare sfogo alla vostra creatività (senza pretendere di competere con la Disney Pixar).
Potete usare effetti, colori ecc.
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domenica 23 settembre 2012
Realtà virtuale, uno strano destino :ecco come nacque visse e morì l'immersione totale nel cyberspazio.
Post n°515 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da francesco1375
Venti anni fa il mondo stava per entrare in una nuova era,
l’era della realtà virtuale.
Ma poi si fermò sulla soglia di questo mondo fantastico.
Ecco cosa accadde.
Alla fine degl’anni ’80, la rivoluzione informatica era
ormai esplosa.
Migliaia di persone possedevano un PC, e la potenza di
calcolo dei computer appariva sorprendente.
Un vasto pubblico aveva ormai familiarità con le immagini
digitali, questo soprattutto grazie ai videogame ormai diffusissimi in case e
locali pubblici.
Ormai tutti avevano avuto l’esperienza di interagire con un
PC.
La nuova interazione uomo-macchina, la creazione dei primi
ambienti tridimensionali, fecero apparire naturale un passo ulteriore:
L’integrazione tra mondo reale e mondo virtuale, creato artificialmente.
Notevole divenne a questo punto anche la filmografia sul
tema.
L’idea di immergere uno spettatore all’interno di
un’immagine è vecchia quanto la fotografia (stereoscopio).
Quella di catapultarlo all’interno della scena di un film
risale ai primi anni ’60 (Morton Elig- Sensorama).
Ma di fatto queste tecniche non avevano mai sfondato presso
il grande pubblico.
Tuttavia le potenzialità dei nuovi microprocessori e
l’interesse generale, convinsero un investitore inglese che fosse giunto il
momento del grande passo in avanti nel mondo dell’intrattenimento.
Era l'inizio degl'anni '90.
Costui investì moltissimo in una ditta di Leicester nel
Regno Unito . (secondo altre fonti la ditta era di Palo Alto in
California. Ma ho fatto una ricerca e credo di essere sicuro che invece era
inglese. Ho anche trovato la relazione originale dell'azienda fatta il 9
Ottobre 1991 al Leicester Polytechnic).
Questa ditta si chiamava Industries W, sperimentava
sistemi virtuali da tempo e aveva vinto, nel 1989 un premio per la
"migliore tecnologia emergente".
Industries W, che successivamente si chiamerà Virtualityrealizzò
i primi strumenti video ludici virtuali della storia.L'impianto per produrli
occupava 22.000 mq.
Si trattava di apparecchi molto complessi.
Per immergere lo spettatore nel mondo virtuale occorrevano
parti ardware che circondassero l’operatore umano, e software in grado di
gestire un ambiente tridimensionale credibile e che potesse interagire con le
persone.
Vennero creati due strumenti: 1000CS per
videogiochi da svolgersi in piedi e 1000SD per i giochi di
pilotaggio.
Il primo (1000CS) era una piattaforma sulla quale il
giocatore stava in piedi. Era circondato da un anello imbottito che gli
impediva di cadere o di avanzare inconsapevolmente.
1000SD era fondamentalmente una cabina.
Il giocatore indossava un casco che lo immergeva nel
videogame, fornendo una visione stereoscopica a 360 gradi sia orizzontalmente
che verticalmente.
Il corpo riceveva stimoli sensoriali quali vibrazioni e
spostamenti dalla piattaforma. Questi stimoli seguivano quanto accadeva
nel mondo virtuale. Il joystick opponeva resistenza in base ai movimenti
compiuti dalle mani e alla resistenza che incontravano afferrando e usando
strumenti nell’ambiente simulato.
L'anello di sicurezza del 1000CS produceva un campo
magnetico intorno al giocatore, ne registrava i movimenti e li utilizzava
nell'ambiente virtuale per simulare gli inseguimenti.
Alla fine l’esperienza era davvero realistica.
Chi ebbe l’opportunità di provare una di queste macchine
assicura di essersi sentito letteralmente risucchiato nell’ambiente 3D.
Tutti la descrivono come un’esperienza irripetibile e
fantastica.
E se vediamo i filmati su Youtube che mostrano giocatori
intenti a giocare, ci si rende conto che in effetti questi si sentivano isolati
dal mondo circostante e immersi in quello del gioco.
Uno dei rari luoghi in cui il sistema divenne accessibile al
vasto pubblico fu il Virtual Reality Centre di Londra (nel
1993).
Io visitai questo spazio con alcuni amici, ma potei vedere
la realtà virtuale solo dall’esterno sui monitor che mostravano in 2D il mondo
nel quale si muoveva il giocatore. Potei vedere i giocatori che apparivano
davvero coinvolti e seguiti da un’assistente che li faceva salire, scendere, e
di tanto in tanto li sorreggeva se perdevano l’equilibrio. Ma non potei
sperimentare a causa della lunga coda delle persone in attesa.
Le console erano poche, mi sembra 2, forse 3. Alla fine
andammo a vedere un nostro amico che si faceva fare un tatuaggio al primo
piano. Tanto, pensai, tra poco queste macchine saranno ovunque. Invece mi
sbagliai, quella esperienza non si sarebbe presentata mai più.
Qualcosa non funzionava, fin dall’inizio, in questa breve
avventura umana e cibernetica.
La stessa casa produttrice ammetteva che, in fase di test, il
quaranta per cento dei giocatori usciva dal mondo virtuale col mal di testa.
Alla fine la realtà virtuale si rivelò un flop gigantesco.
L’esperienza di gioco era coinvolgente, ma stancante e
stressante.
A parte la posizione che si doveva assumere, il casco ad
esempio era molto pesante (Erano 650 grammi dichiarati ma all’atto pratico
sembravano molti di più probabilmente per la resistenza opposta ai continui
movimenti del collo dai cavi di controllo).
Conteneva due monitor LCD innovativi per l’epoca e di
dimensioni modeste, ma comunque troppo grandi per essere posizionati ognuno
davanti ad un occhio. Erano quindi posti di lato e portati alla vista da due
specchi posti a 45 gradi. Questo armamentario collegato al resto
dell’apparecchio con due grosse cablature era davvero scomodo per essere uno
strumento di gioco.
Un altro motivo del flop fu probabilmente la quantità e
la qualità dei giochi: in tutto erano solo una dozzina ma i giocatori ebbero il
tempo di vederne al massimo otto. Davvero troppo pochi. Poi la qualità:
era senz’altro eccezionale all’epoca dal punto di vista grafico, ma molto
banale dal punto di vista della trama e dello svolgimento.
Ben pochi giocatori poterono poi apprezzarli a pieno. Si
trattava di coin-op molto costosi, si aveva a disposizione davvero poco tempo
per giocare. Probabilmente pochi avranno potuto superare il primo livello. A
Londra era concesso giocare soltanto tre minuti.
Ma il freno maggiore all’iniziativa fu soprattutto il costo.
Tutta l’attrezzatura costava ben 60.000 dollari. Un’enormità
che portò quasi tutte le sale giochi del mondo a desistere dall’acquisto.
Furono prodotti soltanto 350 “1000CS”: ben 120 finirono negli Stati Uniti ed i
restanti divisi tra Europa e Australia (qui alcuni esemplari sono conservati in
un museo).
L’impianto necessario si guastava facilmente e la
manutenzione era molto costosa.
Alla fine il prezzo per giocare era molto salato: da
uno a cinque dollari al minuto (cambio del 1993).
Sarebbe più o meno come se oggi ti chiedessero di spendere
venti Euro per tre minuti di gioco. Forse più che meno.
Ai minorenni era proibito giocare perché si riteneva
l’esperienza fosse troppo forte.
Gli adulti disposti a pagare così tanto e a fare lunghe code
per pochi minuti di esperienza virtuale in uno sparatutto o in un gioco in cui
si deponevano lettere in poligoni 3D erano troppo pochi.
Passata la curiosità iniziale ci si accorse che la clientela
era ben troppo scarsa per ammortizzare i costi.
Nel giro di due anni l’esperienza della realtà virtuale
video-ludica era conclusa. Relegata al ricordo di una moda passeggera e di un
flop commerciale gigantesco.
Eppure dispiace che tanto dispendio di energie e creatività
sia andato perso. Che il mondo si sia precluso questa possibilità.
Oggi sarebbe possibile creare apparecchi per realtà virtuale
molto più economici, fruibili e coinvolgenti. Basti pensare che,
all’epoca, a creare l’ambiente virtuale era soltanto un semplice Amiga
3000, poco più di un Commodore 64.
I giochi virtuali prodotti furono:
Dactyl
Nightmare
Grid
Busters
Hero
Legend
Quest
VTOL
Exorex
Total
Destruction
Dactyl
Nightmare 2
Zone Hunter
Pac-Man VR.
Teoricamente più giocatori potevano agire nello stesso
spazio virtuale tramite una rete locale, a volte video a volte solo audio. Però
ciò non accadde quasi mai. Erano pochissime le sale che avevano più apparecchi.
Si ipotizzava anche un collegamento remoto tramite ISDN, ma
ciò non avvenne.
Note:
1)Secondo uno studente che provò l'apparecchiatura, la
qualità delle immagini era ottima. Però se si ruotava oltre i 70 gradi,
diventava inaccettabile. Inoltre guardando verso i piedi si aveva una
sensazione di vertigine, la prospettiva in questo caso era falsata.
2) Alla realizzazione dei cabinati partecipò un ex tecnico
Rolls-Royce, Richard Holmes, che prestò particolare cura alla resistenza
delle piattaforme che dovevano sopportare l'usura prodotta da migliaia di
utenti. Gli esemplari oggi esistenti appaiono effettivamente intatti nella loro
struttura cabinata.
3) Presso Leicester si trova un centro chiamato
Marconi. In questo centro di ricerca inizialmente rivolto ai Radar, furono
sviluppate molte tecnologie innovative. Negli anni '70 venne sviluppato un
sofisticato e costosissimo sistema di realtà virtuale. Un certo Terry
Rowley che aveva lavorato in quella struttura fu, nel 1987, tra i fondatori
della Industries W.
4) La plastica della struttura di 1000CS e 1000SD era di
colore blù scuro e non nero come potrebbe sembrare dalle foto.
5) Industries W pensava realmente di trasporre la sua
tecnologia videoludica in altri settori. Ad esempio la telemedicina.
6) In uno dei primi video-giochi Virtuality, un aliante
volava verso il mare. Quando lo raggiungeva era seguito dai gabbiani. La
routine dei gabbiani fu riutilizzata per creare un aggressivo Pterodattilo in
un gioco successivo.
7) Una strana preoccupazione aveva colto gli sviluppatori di
questi giochi: l'implicazione psicologica di essere ucciso virtualmente. Per
cui quando perdevi, ad esempio se venivi colpito in uno spara-tutto oppure
avevi un incidente in una simulazione di guida, vedevi il tuo alter-ego
virtuale in terza persona, per ricordarti che non eri realmente tu ad essere
colpito.
Grecia, oltre 400.000 bambini poveri. E in Italia ce ne sono due milioni.
Post n°517 pubblicato
il 04 Aprile 2012 da francesco1375
Il comitato greco
dell'UNICEF rende noto che nel Paese Ellenico oltre 400.000 banbini sono poveri
e denutriti.
Inoltre il 20% delle
famiglie sono povere.
Ma è l'intera Europa a
sprofondare sempre più nella povertà, a causa della crisi della
globalizzazione.
Di poco tempo fa la
rivelazione che in Italia sono oltre due milioni i bambini che vivono sotto la
soglia di povertà.
E' bene ricordare
questo dato ogni tanto, perchè anche se la notizia e dell'Aprile scorso, è
facile intuire che la situazione è adesso ancora peggiore.
Intanto i governi si impuntano nel proporre riforme
che esasperano, anzichè mitigare, le cause che hanno portato alla crisi.
Storia segreta dello spazio: Come i russi tentarono di sbarcare sulla Luna prima dell'America.
Tutti sappiamo che, nel 1969, astronauti
americani misero piede sulla Luna.
Meno noto è lo sforzo, messo in campo
dai sovietici, per raggiungere e superare gli americani nella corsa alla
conquista del nostro satellite naturale.
Tra le due super potenze era in corso
una vera e propria gara. Una gara giocata senza alcun risparmio di mezzi e
risorse, ma in parte segreta.
Infatti mentre gli americani facevano
grande sfoggio dei loro progressi nel programma Apollo, i russi mantenevano nel
più stretto riserbo il loro programma lunare. Arrivando persino a negare
pubblicamente la sua esistenza.
Solo recentemente i loro progetti sono
diventati di dominio pubblico, aggiungendo un altro piccolo tassello alla
conoscenza di un periodo storico recente in gran parte sepolto da segreti e
misteri.
Ecco la storia della corsa alla Luna
sovietica.
I sovietici avevano progettato fin nei
dettagli la loro esplorazione umana sulla Luna.
Nonostante avessero probabilmente
accesso a gran parte dei progetti Apollo, elaborarono un progetto totalmente
indipendente.
Il progetto fallì soprattutto per la
sottovalutazione dell'elettronica, molto indietro rispetto a quella americana.
L'arretratezza in questo settore portò al fallimento del vettore di lancio N1
che a differenza del Saturn americano si basava su un sistema sostanzialmente
elettro-meccanico per mantenere l'assetto. Architettura che si rivelò
insufficiente nella stabilizzazione dell'immenso razzo che avrebbe dovuto
portare i russi sulla Luna.
Alcuni particolari del fallimento del
vettore sovietico, ci lasciano ipotizzare, ma lo ripeto, è solo un'ipotesi, che
in fondo i progettisti, molti dei quali avevano sperimentato i Gulag in era
staliniana, abbiano remato contro la realizzazione di un vettore così potente,
quale sarebbe stato l'N1. Anche sapendo che questo, successivamente, poteva
essere usato per trasportare micidiali ordigni bellici in orbita terrestre.
Erano allo studio enormi stazioni spaziali orbitanti militari, che poi furono
realizzate in scala minore e solo in parte. Questa ipotesi ci sembra una
possibilità, vista anche l'incongruenza tra i grossolani errori di
progettazione di N1 e la raffinatezza tecnica che consente a Soyuz di essere
ancora uno di vettori spaziali più apprezzati al mondo. E se si considera che
entrambi i progetti erano frutto della mente dello stesso progettista, vero
genio dell'astronautaica, non si può che restare perplessi.
Nell'idea originale per il viaggio
sovietico, tuttavia, non ci sarebbe stato bisogno di un razzo gigantesco come
quello che si tentò di realizzare.
La prima ipotesi prevedeva infatti che i
vari elementi dell'astronave che avrebbe raggiunto il nostro satellite,
sarebbero stati lanciati in orbita separatamente e lì assemblati.
Nacquero problemi di vario tipo. Questa
metodologia avrebbe costretto gli astronauti a trascorrere troppo tempo nello
spazio per l'assemblaggio, a discapito del tempo da dedicare al viaggio vero e
proprio: avrebbe richiesto molti lanci consecutivi col rischio che qualcuno
fallisse, inficiando l'utilità di tutti gli altri. Inoltre i vertici sovietici
spingevano verso la costruzione di un razzo gigantesco in modo da sfruttare la
tecnologia elaborata per la Luna anche a scopi militari.
Si decise quindi di spedire nello spazio
tutti i moduli del veicolo contemporaneamente, come nella missione Apollo.
Tuttavia, mentre nella missione lunare americana il veicolo di discesa lunare
LEM (o LM) veniva lanciato insieme alla capsula Apollo ma divisa e agganciata a
questa in orbita con una complessa manovra prima di partire per la Luna,
l'astronave sovietica era già completamente assemblata e in configurazione
finale già al momento del lancio. Si cercava infatti di limitare al minimo le
manovre. Si volevano così dedicare tutte le risorse vitali ed il
tempo disponibile al viaggio trans-lunare.
Si dice che i sovietici non fossero in
grado di eseguire manovre così complesse, come quelle dell'aggancio Apollo-Lem
(sperimentate dagli USA nelle missioni Geminy), ma questo non è del tutto vero.
I sovietici erano stati già in grado di eseguire manovre analoghe e
successivamente superarono gli USA in queste manovre.
Nel caso specifico però i sovietici
erano letteralmente terrorizzati all'idea di un fallimento che avrebbe
provocato un danno psicologico enorme. Limitando al massimo le manovre tra i
veicoli si riducevano i rischi per i cosmonauti e per i veicoli.
I sovietici erano convinti che il
sistema Apollo fosse estremamente pericoloso per gli astronauti e le probabilità
di fallimento elevatissime. Nel loro progetto cercarono quindi di realizzare
l'architettura più semplice e sicura possibile.
Tuttavia, i loro studi evidenziarono
sempre che, sia la loro missione che quella americana, erano rischiosissime per
il personale umano.
Li assillava soprattutto l'idea che il
veicolo di discesa lunare per un motivo tecnico qualunque, non potesse
ripartire. Gli americani non cercarono alcuna soluzione ad un'evenienza di
questo tipo (fu previsto solo di interrompere la diffusione di immagini e
collegamenti radio e trasmettere solo discorsi e necrologi vari per esaltare il
sacrificio degli eroi e non angosciare l'opinione pubblica).
I sovietici ritennero inaccettabile tale
evenienza e preventivarono di far sbarcare sulla Luna un solo cosmonauta a
bordo di un veicolo di sbarco lunare ed un secondo veicolo di sbarco lunare
vuoto accanto a lui. Nel caso in cui il veicolo non fosse stato in grado di
ripartire, il cosmonauta avrebbe utilizzato l'altro.
Quindi, la missione lunare ipotizzata
dai sovietici era strutturata diversamente da quella americana.
Riassumendo:
Nella missione americana Apollo, i vari
moduli della missione erano stivati insieme dentro il razzo Saturno V. Anche in
quella Russa si decide di mandare insieme nello spazio i vari moduli.
Tuttavia i moduli dell'Apollo erano
separati all'interno del razzo e venivano assemblati in orbita terrestre prima
di partire verso il nostro satellite.
In particolare era il Lem ad essere
stivato al di sotto del complesso formato da capsula Apollo e modulo di
servizio. Per cui una volta in orbita terrestre, con una delicata manovra, la
punta dell'Apollo andava agganciata al boccaporto sulla sommità del Lem. Si
veniva così a creare uno stretto tunnel che rendeva comunicanti dall'interno i
due moduli abitabili.
Nella soluzione russa invece modulo di
discesa lunare e capsula di comando erano già uniti alla sommità prima del
lancio e non c'era bisogno di manovre di aggancio prima di iniziare il viaggio.
Questo semplificava molto le procedure e la soluzioni tecniche, con un
risparmio di peso, carburante e risorse vitali ed umane. Tuttavia, proseguendo
nel solco delle semplificazioni, il modulo di comando e quello di discesa non
erano comunicanti. Per cui, giunti in prossimità della Luna, uno dei due
cosmonauti (che appunto erano 2 e non 3 come nell'Apollo) sarebbe dovuto uscire
dalla capsula di comando per raggiungere, con una passeggiata spaziale
tutt'altro che semplice e sicura, il modulo di discesa lunare.
Una volta entrato nel modulo di discesa
lunare, il cosmonauta esploratore, avrebbe dovuto indossare senza alcun aiuto
la tuta lunare. Questa era molto evoluta ed avrebbe avuto soluzioni innovative
in seguito adottate spesso nella tecnologia spaziale. A differenza della tuta
lunare dell'Apollo, quella sovietica era semirigida. Era un vero e proprio
scafandro con busto rigido, e vi si entrava dalla parte posteriore attraverso
un ampio "portellone" chiusa dallo zaino che svolgeva la funzione di
portellone. La tuta lunare era un vero e proprio veicolo spaziale, differiva da
quella dell'Apollo anche per un pannello di controllo, una sorta di tastiera
davanti al ventre, per accedere alle varie funzioni vitali.
All'interno del modulo di discesa lunare
sovietico non c'era un vero e proprio vano, tuta e veicolo di discesa erano in
pratica un tutt'uno, tanto che il veicolo stesso era quasi una parte della
tuta. Il Cosmonauta vi era quasi immobilizzato e poteva muovere soltanto le
leve di comando.
L'involucro esterno del modulo di
discesa, almeno da quello che si può vedere dagli esemplari conservati nei
musei, era una batisfera fatta di un blocco unico e non di più elementi
assemblati come nell'Apollo. Probabilmente era più solida e più pesante (come
peso specifico) ma più piccola, conteneva infatti un solo cosmonauta.
Sul luogo di sbarco ci sarebbe stato
un'altro modulo di discesa lunare vuoto che il cosmonauta avrebbe utilizzato
per il rientro in caso di emergenza.
I russi erano molto dubbiosi circa le
condizioni ambientali che l'uomo avrebbe trovato sulla Luna, e a differenza
degli Americani che sembravano molto più sicuri, adottarono tutta una serie di
precauzioni, come il modulo di sicurezza, e previdero una permanenza molto
breve sul suolo. Ora delle due l'una, o gli americani erano imprudenti, o i russi
avevano sopravvalutato i rischi. La seconda ipotesi sembra suffragata dal fatto
che gli americani hanno poi fatto ottime e lunghe missioni, ed i russi alla
fine hanno rinunciato. Ma oggi vediamo che gli Americani, pur avendo a
disposizione tecnologie e conoscenze molto superiori al '69, non riescono ad
organizzare una nuova missione a causa della difficoltà tecnica e dei rischi.
Allora ci si domanda, se oggi si calcolano rischi e difficoltà enormi che
confermano i timori che al tempo avevano i sovietici, come sia stato possibile
per gli USA portare a termine le missioni Apollo: sono stati un po' imprudenti
e casualmente nulla è andato storto, oppure come dicono i luna scettici le
missioni Apollo sono state simulate per non ammetterne il fallimento o per
coprire spese spaziali segrete e più utili (forse agli Shuttle?). Qui il
dibattito è aperto, ogni parte porta i suoi elementi a sostegno della sua tesi.
Noi pensiamo che le missioni Apollo siano state reali, ma non escludiamo a
priori nulla.
Tornando alla missione sovietica: dopo
una breve passeggiata lunare, il cosmonauta sarebbe tornato nel modulo, formato
di due parti, quella con le zampe che, restando sulla luna avrebbe costituito
il trampolino di lancio, ed il modulo che sarebbe tornato verso la capsula
orbitante intorno alla Luna.
Il modulo di ritorno dalla Luna e quello
di rientro verso la Terra si sarebbero incontrati. A questo punto c'è un'altra
differenza con l'Apollo: il modulo di rientro dalla Luna, non avrebbe
agganciato l'altro con assoluta precisione. Ciò avveniva nell'Apollo per
ricostituire il tunnel che consentiva agl'astronauti di ritorno di raggiungere
il compagno senza uscire all' esterno dell'astronave.
I due moduli russi avevano invece un
sistema di attracco molto più rudimentale e semplice: due dischi in metallo
piuttosto ampi, ognuno posto alle'estremità di uno dei due moduli. Uno aveva
molti punzoni, ed un'altro molti fori. Quindi, accostando i due dischi, anche
senza avere una grossa precisione, bastava che qualche punzone penetrasse in
alcuni fori in qualunque posto del disco, senza bisogno di una grande
precisione. Questo perchè si pensava che il cosmonauta di ritorno dalla Luna
sarebbe stato molto stanco e stressato e che in presenza di una manovra molto
complessa quale quella dell'Apollo, avrebbe potuto commettere errori anche
gravi.
Se l'aggancio così risultava molto semplice, molto più
difficile era per il cosmonauta russo ricongiungersi al compagno. Doveva
infatti fare una nuova passeggiata spaziale per rientrare nella capsula di
ritorno alla Terra. Prima della passeggiata spaziale avrebbe dovuto anche
cambiare tuta e togliersi quella lunare. Come sarebbe stato possibile
nell'ambiente strettissimo del modulo di discesa cambiarsi la tuta all'arrivo e
al ritorno? Questo no lo so. Quello che è sicuro è che della missione sovietica
restano numerosi elementi praticamente completi, come i moduli di discesa, le
tute ecc. ma che alla fine si decise di annullare la missione, almeno questo è
quello che si sa.
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