Tutti sappiamo che, nel 1969, astronauti
americani misero piede sulla Luna.
Meno noto è lo sforzo, messo in campo
dai sovietici, per raggiungere e superare gli americani nella corsa alla
conquista del nostro satellite naturale.
Tra le due super potenze era in corso
una vera e propria gara. Una gara giocata senza alcun risparmio di mezzi e
risorse, ma in parte segreta.
Infatti mentre gli americani facevano
grande sfoggio dei loro progressi nel programma Apollo, i russi mantenevano nel
più stretto riserbo il loro programma lunare. Arrivando persino a negare
pubblicamente la sua esistenza.
Solo recentemente i loro progetti sono
diventati di dominio pubblico, aggiungendo un altro piccolo tassello alla
conoscenza di un periodo storico recente in gran parte sepolto da segreti e
misteri.
Ecco la storia della corsa alla Luna
sovietica.
I sovietici avevano progettato fin nei
dettagli la loro esplorazione umana sulla Luna.
Nonostante avessero probabilmente
accesso a gran parte dei progetti Apollo, elaborarono un progetto totalmente
indipendente.
Il progetto fallì soprattutto per la
sottovalutazione dell'elettronica, molto indietro rispetto a quella americana.
L'arretratezza in questo settore portò al fallimento del vettore di lancio N1
che a differenza del Saturn americano si basava su un sistema sostanzialmente
elettro-meccanico per mantenere l'assetto. Architettura che si rivelò
insufficiente nella stabilizzazione dell'immenso razzo che avrebbe dovuto
portare i russi sulla Luna.
Alcuni particolari del fallimento del
vettore sovietico, ci lasciano ipotizzare, ma lo ripeto, è solo un'ipotesi, che
in fondo i progettisti, molti dei quali avevano sperimentato i Gulag in era
staliniana, abbiano remato contro la realizzazione di un vettore così potente,
quale sarebbe stato l'N1. Anche sapendo che questo, successivamente, poteva
essere usato per trasportare micidiali ordigni bellici in orbita terrestre.
Erano allo studio enormi stazioni spaziali orbitanti militari, che poi furono
realizzate in scala minore e solo in parte. Questa ipotesi ci sembra una
possibilità, vista anche l'incongruenza tra i grossolani errori di
progettazione di N1 e la raffinatezza tecnica che consente a Soyuz di essere
ancora uno di vettori spaziali più apprezzati al mondo. E se si considera che
entrambi i progetti erano frutto della mente dello stesso progettista, vero
genio dell'astronautaica, non si può che restare perplessi.
Nell'idea originale per il viaggio
sovietico, tuttavia, non ci sarebbe stato bisogno di un razzo gigantesco come
quello che si tentò di realizzare.
La prima ipotesi prevedeva infatti che i
vari elementi dell'astronave che avrebbe raggiunto il nostro satellite,
sarebbero stati lanciati in orbita separatamente e lì assemblati.
Nacquero problemi di vario tipo. Questa
metodologia avrebbe costretto gli astronauti a trascorrere troppo tempo nello
spazio per l'assemblaggio, a discapito del tempo da dedicare al viaggio vero e
proprio: avrebbe richiesto molti lanci consecutivi col rischio che qualcuno
fallisse, inficiando l'utilità di tutti gli altri. Inoltre i vertici sovietici
spingevano verso la costruzione di un razzo gigantesco in modo da sfruttare la
tecnologia elaborata per la Luna anche a scopi militari.
Si decise quindi di spedire nello spazio
tutti i moduli del veicolo contemporaneamente, come nella missione Apollo.
Tuttavia, mentre nella missione lunare americana il veicolo di discesa lunare
LEM (o LM) veniva lanciato insieme alla capsula Apollo ma divisa e agganciata a
questa in orbita con una complessa manovra prima di partire per la Luna,
l'astronave sovietica era già completamente assemblata e in configurazione
finale già al momento del lancio. Si cercava infatti di limitare al minimo le
manovre. Si volevano così dedicare tutte le risorse vitali ed il
tempo disponibile al viaggio trans-lunare.
Si dice che i sovietici non fossero in
grado di eseguire manovre così complesse, come quelle dell'aggancio Apollo-Lem
(sperimentate dagli USA nelle missioni Geminy), ma questo non è del tutto vero.
I sovietici erano stati già in grado di eseguire manovre analoghe e
successivamente superarono gli USA in queste manovre.
Nel caso specifico però i sovietici
erano letteralmente terrorizzati all'idea di un fallimento che avrebbe
provocato un danno psicologico enorme. Limitando al massimo le manovre tra i
veicoli si riducevano i rischi per i cosmonauti e per i veicoli.
I sovietici erano convinti che il
sistema Apollo fosse estremamente pericoloso per gli astronauti e le probabilità
di fallimento elevatissime. Nel loro progetto cercarono quindi di realizzare
l'architettura più semplice e sicura possibile.
Tuttavia, i loro studi evidenziarono
sempre che, sia la loro missione che quella americana, erano rischiosissime per
il personale umano.
Li assillava soprattutto l'idea che il
veicolo di discesa lunare per un motivo tecnico qualunque, non potesse
ripartire. Gli americani non cercarono alcuna soluzione ad un'evenienza di
questo tipo (fu previsto solo di interrompere la diffusione di immagini e
collegamenti radio e trasmettere solo discorsi e necrologi vari per esaltare il
sacrificio degli eroi e non angosciare l'opinione pubblica).
I sovietici ritennero inaccettabile tale
evenienza e preventivarono di far sbarcare sulla Luna un solo cosmonauta a
bordo di un veicolo di sbarco lunare ed un secondo veicolo di sbarco lunare
vuoto accanto a lui. Nel caso in cui il veicolo non fosse stato in grado di
ripartire, il cosmonauta avrebbe utilizzato l'altro.
Quindi, la missione lunare ipotizzata
dai sovietici era strutturata diversamente da quella americana.
Riassumendo:
Nella missione americana Apollo, i vari
moduli della missione erano stivati insieme dentro il razzo Saturno V. Anche in
quella Russa si decide di mandare insieme nello spazio i vari moduli.
Tuttavia i moduli dell'Apollo erano
separati all'interno del razzo e venivano assemblati in orbita terrestre prima
di partire verso il nostro satellite.
In particolare era il Lem ad essere
stivato al di sotto del complesso formato da capsula Apollo e modulo di
servizio. Per cui una volta in orbita terrestre, con una delicata manovra, la
punta dell'Apollo andava agganciata al boccaporto sulla sommità del Lem. Si
veniva così a creare uno stretto tunnel che rendeva comunicanti dall'interno i
due moduli abitabili.
Nella soluzione russa invece modulo di
discesa lunare e capsula di comando erano già uniti alla sommità prima del
lancio e non c'era bisogno di manovre di aggancio prima di iniziare il viaggio.
Questo semplificava molto le procedure e la soluzioni tecniche, con un
risparmio di peso, carburante e risorse vitali ed umane. Tuttavia, proseguendo
nel solco delle semplificazioni, il modulo di comando e quello di discesa non
erano comunicanti. Per cui, giunti in prossimità della Luna, uno dei due
cosmonauti (che appunto erano 2 e non 3 come nell'Apollo) sarebbe dovuto uscire
dalla capsula di comando per raggiungere, con una passeggiata spaziale
tutt'altro che semplice e sicura, il modulo di discesa lunare.
Una volta entrato nel modulo di discesa
lunare, il cosmonauta esploratore, avrebbe dovuto indossare senza alcun aiuto
la tuta lunare. Questa era molto evoluta ed avrebbe avuto soluzioni innovative
in seguito adottate spesso nella tecnologia spaziale. A differenza della tuta
lunare dell'Apollo, quella sovietica era semirigida. Era un vero e proprio
scafandro con busto rigido, e vi si entrava dalla parte posteriore attraverso
un ampio "portellone" chiusa dallo zaino che svolgeva la funzione di
portellone. La tuta lunare era un vero e proprio veicolo spaziale, differiva da
quella dell'Apollo anche per un pannello di controllo, una sorta di tastiera
davanti al ventre, per accedere alle varie funzioni vitali.
All'interno del modulo di discesa lunare
sovietico non c'era un vero e proprio vano, tuta e veicolo di discesa erano in
pratica un tutt'uno, tanto che il veicolo stesso era quasi una parte della
tuta. Il Cosmonauta vi era quasi immobilizzato e poteva muovere soltanto le
leve di comando.
L'involucro esterno del modulo di
discesa, almeno da quello che si può vedere dagli esemplari conservati nei
musei, era una batisfera fatta di un blocco unico e non di più elementi
assemblati come nell'Apollo. Probabilmente era più solida e più pesante (come
peso specifico) ma più piccola, conteneva infatti un solo cosmonauta.
Sul luogo di sbarco ci sarebbe stato
un'altro modulo di discesa lunare vuoto che il cosmonauta avrebbe utilizzato
per il rientro in caso di emergenza.
I russi erano molto dubbiosi circa le
condizioni ambientali che l'uomo avrebbe trovato sulla Luna, e a differenza
degli Americani che sembravano molto più sicuri, adottarono tutta una serie di
precauzioni, come il modulo di sicurezza, e previdero una permanenza molto
breve sul suolo. Ora delle due l'una, o gli americani erano imprudenti, o i russi
avevano sopravvalutato i rischi. La seconda ipotesi sembra suffragata dal fatto
che gli americani hanno poi fatto ottime e lunghe missioni, ed i russi alla
fine hanno rinunciato. Ma oggi vediamo che gli Americani, pur avendo a
disposizione tecnologie e conoscenze molto superiori al '69, non riescono ad
organizzare una nuova missione a causa della difficoltà tecnica e dei rischi.
Allora ci si domanda, se oggi si calcolano rischi e difficoltà enormi che
confermano i timori che al tempo avevano i sovietici, come sia stato possibile
per gli USA portare a termine le missioni Apollo: sono stati un po' imprudenti
e casualmente nulla è andato storto, oppure come dicono i luna scettici le
missioni Apollo sono state simulate per non ammetterne il fallimento o per
coprire spese spaziali segrete e più utili (forse agli Shuttle?). Qui il
dibattito è aperto, ogni parte porta i suoi elementi a sostegno della sua tesi.
Noi pensiamo che le missioni Apollo siano state reali, ma non escludiamo a
priori nulla.
Tornando alla missione sovietica: dopo
una breve passeggiata lunare, il cosmonauta sarebbe tornato nel modulo, formato
di due parti, quella con le zampe che, restando sulla luna avrebbe costituito
il trampolino di lancio, ed il modulo che sarebbe tornato verso la capsula
orbitante intorno alla Luna.
Il modulo di ritorno dalla Luna e quello
di rientro verso la Terra si sarebbero incontrati. A questo punto c'è un'altra
differenza con l'Apollo: il modulo di rientro dalla Luna, non avrebbe
agganciato l'altro con assoluta precisione. Ciò avveniva nell'Apollo per
ricostituire il tunnel che consentiva agl'astronauti di ritorno di raggiungere
il compagno senza uscire all' esterno dell'astronave.
I due moduli russi avevano invece un
sistema di attracco molto più rudimentale e semplice: due dischi in metallo
piuttosto ampi, ognuno posto alle'estremità di uno dei due moduli. Uno aveva
molti punzoni, ed un'altro molti fori. Quindi, accostando i due dischi, anche
senza avere una grossa precisione, bastava che qualche punzone penetrasse in
alcuni fori in qualunque posto del disco, senza bisogno di una grande
precisione. Questo perchè si pensava che il cosmonauta di ritorno dalla Luna
sarebbe stato molto stanco e stressato e che in presenza di una manovra molto
complessa quale quella dell'Apollo, avrebbe potuto commettere errori anche
gravi.
Se l'aggancio così risultava molto semplice, molto più
difficile era per il cosmonauta russo ricongiungersi al compagno. Doveva
infatti fare una nuova passeggiata spaziale per rientrare nella capsula di
ritorno alla Terra. Prima della passeggiata spaziale avrebbe dovuto anche
cambiare tuta e togliersi quella lunare. Come sarebbe stato possibile
nell'ambiente strettissimo del modulo di discesa cambiarsi la tuta all'arrivo e
al ritorno? Questo no lo so. Quello che è sicuro è che della missione sovietica
restano numerosi elementi praticamente completi, come i moduli di discesa, le
tute ecc. ma che alla fine si decise di annullare la missione, almeno questo è
quello che si sa.
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