Per capire bene cosa è avvenuto negli ultimi venti anni, dobbiamo partire dagli anni ’70. Ma per capirlo meglio, dobbiamo partire dalla fine della seconda guerra mondiale.
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Dal 1945 al 1948 il mondo, uscito dalla seconda guerra mondiale, si riorganizza dividendosi in due blocchi. Il blocco Occidentale, guidato dagli Stati Uniti, mantiene un sistema economico classico, l’economia di mercato. Il blocco Orientale, guidato dall’Unione Sovietica, adotta un sistema economico comunista, di economia pianificata dall’alto.
Dal 1948 in poi tra i due blocchi inizia un serrato muro contro muro, chiamato guerra fredda.
Fino alla fine degli anni ’60, ognuno dei due blocchi è sicuro di rappresentare il sistema economico vincente che alla fine prevarrà sull’altro. Tuttavia una guerra diretta tra i due è impedita dai giganteschi arsenali nucleari di cui dispongono, in grado di assicurare in caso di conflitto la completa distruzione reciproca, tale da scoraggiare nel modo più assoluto tale evento.
Alla fine degli anni ’60, però, le cose sono cambiate. Mentre il blocco comunista riesce a mostrare un’immagine forte e stabile, quello capitalista pare vacillare.
Prima di tutto gran parte dell’opinione pubblica e della classe intellettuale sono a favore dell’economia pianificata e vedono in essa il sistema cui rivolgersi al più presto.
Del resto l’economia di mercato, dopo il bum del dopoguerra, inizia ad entrare in una crisi che si protrarrà per tutti gli anni ’70.
Inoltre, il blocco comunista si espande. Entrano nella sfera delle economie pianificate, prima la Cina, poi la Corea del Nord, Cuba, il Vietnam, e l’influenza comunista sembra attrarre sempre di più i paesi poveri in Africa, ma soprattutto in Sud America.
Il sistema capitalista non ottiene alcuna espansione. In Corea si era tentato di arginare il comunismo, ma si vince solo a metà. A Cuba si tenta un blitz militare che viene respinto. Si intraprende la guerra in Vietnam che si rivelerà la più disastrosa operazione militare dell’America.
In Sud America poi si cerca di arginare l’avvento del comunismo instaurando o sostenendo brutali dittature di stampo fascista, qui si riesce ad arginare il comunismo, ma al costo di migliaia di vittime (desaparecidos) e gettando un discredito etico totale sui metodi usati dal blocco occidentale.
Ovviamente in realtà anche il blocco orientale imponeva il suo sistema economico con metodi ben più brutali e violenti, ed era nel suo complesso un blocco interamente composto di dittature. Ma il sistema di propaganda capillare, e la deformazione della realtà che veniva perpetrata in quel blocco, faceva si che in occidente la verità non fosse conosciuta o creduta da moltissime persone.
Quindi con la fine degli anni sessanta il blocco comunista sembra essere vincente.
Come risponde l’Occidente:
La risposta varia da luogo a luogo, ma sostanzialmente si basa su due presupposti: Il predominio tecnologico assoluto e la diffusione accelerata del benessere fondata sul debito pubblico.
Dal punto di vista tecnologico, il sistema capitalista subisce un’impressionante accelerazione, ad esempio con lo sviluppo dell’elettronica di massa. Sviluppo cui il pesante e centralizzato sistema comunista non riesce a tenere dietro. Era l’intrinseca inesistenza della concorrenza a disincentivare la creazione di nuove tecnologie e prodotti, una ricerca guidata dall’alto e non dall’iniziativa privata, non consentiva una selezione naturale delle idee funzionali, quindi enormi risorse venivano dispiegate in ricerche ed infrastrutture che avevano utilità pratica e convenienza solo nelle menti (spesso contorte) della classe dirigente, mentre all’atto pratico si rivelavano inutili se non dannose per la popolazione. (Ad esempio, per numerosi anni, in URSS non si trovavano collant perché il nylon era destinato alla produzione di paracadute militari, in Cecoslovacchia scarseggiavano gli slip, ma c’era un’enorme disponibilità di costumi da bagno perché il governo voleva incentivare lo sport).
Molto abilmente, l’occidente vuole portare il gap economico ai massimi livelli, e capendo che il regime sovietico si mostrava al mondo attraverso grandi opere di propaganda, lo trascina in costosissime imprese, come il viaggio lunare e la navetta spaziale Shuttle che doveva poi servire al famoso bluff dello scudo spaziale, che terrorizzava letteralmente i russi che avrebbero perso la capacità di rappresaglia atomica. Il blocco comunista non poteva sottrarsi a questi progetti, troppo importanti a fini propagandistici, ma per farlo dirottò risorse enormi impoverendo la popolazione.
L’occidente invece poteva sostenere questi progetti, perché spesso portati avanti da ditte private che contavano comunque di ricavarne ricadute e vantaggi economici enormi. Gli stati inoltre iniziarono a non porre quasi alcun limite all’indebitamento per sostenere una crescita del benessere che raggiunse il suo apice negli anni ’80. Il problema del debito pubblico, (ma anche del debito ecologico) di questa operazione, venne considerato minore rispetto ai vantaggi immediati e la sua soluzione rimandata a tempi migliori.
Questa situazione si protrae per gli anni ’70 e ’80. nel decennio 1970-1979 il sistema capitalista sembra in svantaggio. Ma tra il 1979 e il 1989 i rapporti si invertono, il divario tra i due blocchi diviene enorme. Ed in effetti nel 1989 il sistema comunista collassa completamente.
Si ha così la fine della “guerra fredda” e l’apertura di uno scenario completamente inedito.