giovedì 5 gennaio 2012

Obama illustra la nuova strategia militare USA.- Il mondo del dopo crisi sarà diviso in zone ed aree di influenza?

Obama illustra la nuova strategia militare USA.- Il mondo del dopo crisi sarà diviso in zone ed aree di influenza?

Post n°511 pubblicato il 05 Gennaio 2012 da francesco1375
Obama spiega la nuova strategia di difesa americana: Ci concentreremo su Asia e Pacifico.
La nuova linea di difesa degli Stati Uniti prevede un ridimensionamento della spesa (cresciuta in modo spropositato sotto Bush).
Questi tagli al Pentagono ridurranno le truppe di terra.
Tuttavia, si affretta a precisare Obama, gli USA conserveranno la propria superiorità militare. La nuova organizzazione prevede unità agili e flessibili pronte per ogni tipo di minaccia.
Ma la parte più interessante del ragionamento è quella che riguarda la nuova posizione strategica.
Continueremo a difendere la sicurezza globale, spiega Obama, ma dovremo per forza orientarci verso la Regione Asia-Pacifico.
Questo ci rafforza una nostra ipotesi sul tipo di mondo che le super potenze stanno disegnando per il dopo-crisi.
Probabilmente la globalizzazione verrà allentata e ci sarà una divisione per aree.
Questa divisione potrà essere più o meno netta, a seconda della piega che prenderanno gli eventi.
Comunque secondo noi ci sarà
un'area di influenza comprendente: USA, Australia, Inghilterra e numerosi paesi del Sud Est Asiatico e del Pacifico e forse India e Sud Africa.
Un'altra area di influenza che comprenderà Cina, Giappone, Corea del Sud e altri paesi asiatici e africani.
Un'area più polarizzata intorno a Francia e Germania che comprenderà molti stati europei medio orientali
Un'area formata dalla Russia e paesi confinanti in Asia e Europa
Un'area di alcuni paesi arabi.
Non penso a divisioni nette, ma al rafforzamento di aree e rapporti privilegiati tra paesi di fatto già esistenti e che dopo la crisi si stanno rafforzando.
Alla fine se si guarda quello che accade oggi, di fatto è già così. Sembra sia quello che sta accadendo.

Chat-bot italiani e stranieri: i link aggiornati

Chat-bot italiani e stranieri: i link aggiornati

Post n°510 pubblicato il 05 Gennaio 2012 da francesco1375
Tempo fa avevo scritto alcuni post sui chat-robot, programmi in grado di stabilire una conversazione con l'interloicutore umano.
Dopo tanto tempo (quasi due anni), pubblico un'aggiornamento.
nel tempo molti bot sono scomparsi o hanno cambiato link. Quindi non è semplice trovarli.
Qui raduno i chat-bot italiani e stranieri che sono riuscito a trovare e che, allo stato attuale, sono utilizzabili senza registrazione.
Chat-bot che parlano Italiano:
Eloisa:
http://www.semplicity.com/Eloisa2011/ita/default.html
Tobby:
http://tobbychatbot.altervista.org/
Doriana:
http://www.doriana82.com/


Chat-bot che parlano in inglese
Eloisa (parla numerose lingue umane):
http://www.semplicity.com/Eloisa2011/ita/default.html
Eliza (uno dei più antichi)
http://www-ai.ijs.si/eliza/eliza.html
Pandorabots


Questi invece sono i link dei post originali di questo blog:
Cosa sono i chat-bot
I migliori chat-bot italiani

Sprechi giganteschi: I due programmi spaziali falliti di Bush bruciarono miliardi di $. Ecco come e perchè.


Sprechi giganteschi: I due programmi spaziali falliti di Bush bruciarono miliardi di $. Ecco come e perchè.

Post n°508 pubblicato il 03 Gennaio 2012 da francesco1375
La crisi di oggi affonda le radici nelle scelte sbagliate di ieri.
Certo, fino all'indomani della grande crisi globale di sprechi ce ne sono stati tantissimi in tutti i paesi.
Ma il vero campione degli sprechi fu probabilmente George W. Bush.
C'è da restare allibiti davanti alla follia dello sperpero che ha caratterizzato i dieci anni del suo mandato.
Quello che segue è un esempio lampante di come è stata gestita la ricchezza mondiale in passato.
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Lo Space Shattle fu di per se uno spreco immenso di risorse. Per certi aspetti utilissimo, ma immensamente più costoso e anti-economico di quanto non fosse stato preventivato.
Quando avvicinava il suo pensionamento, l'America si pose l'obiettivo di creare una nuova navetta spaziale.
La cosa più logica sarebbe stata, considerando il flop economico degli Shuttle, di creare una capsula di tipo tradizionale, simile all'Apollo o alla Soyuz che ancora dopo sessant'anni seguita ad essere considerata un ottimo veicolo spaziale.
Ma la megalomania prese il sopravvento.
Si decise così iniziare lo sviluppo dell' x-33.

Storia dell'assurdo X-33
Questo fu forse il più costoso di tutti i sogni infranti della storia umana.
Avrebbe dovuto rappresentare un grande balzo in avanti nella navigazione spaziale.
Da sempre il problema fondamentale per uscire dalla nostra atmosfera è rappresentato dal costo molto alto del lanciatore.
Fino ad oggi una nave spaziale è sempre stata costituita da una serie di razzi che, salendo di quota, si staccano ad uno ad uno, fino a che l'ultimo pone in orbita la navicella, solo un piccolo frammento della cosmonave partita dalla rampa, la grandissima parte del materiale staccatosi dal suolo ricade e viene perduto.
Anche quando la navetta viene riutilizzata, (space Shuttle), tutto il vettore viene perso e ad ogni missione deve essere ricostruito.
Sarebbe come se un Aereo partisse da Roma e arrivasse a New York senza motori, senza ali, e andasse ricostruito da capo ad ogni volo.
E' facile intuire che il biglietto di andata e ritorno sarebbe molto salato, Così come, di fatto, è molto salato il biglietto di andata e ritorno di un astronauta.
Tutti i pionieri dell'astronautica, come il russo Konstantin Eduardovich Tsiolkovsky (5 settembre 1857 – 19 settembre 1935), giunsero alla conclusione che il modo giusto per raggiungere lo spazio fosse un razzo pluristadio, e questo per motivi matematici di rapporto tra potenza propulsiva, peso del veicolo ed attrazione gravitazionale terrestre.
Quando un missile viene lanciato, il primo stadio deve essere il più potente. Deve infatti vincere la forza d'inerzia e fendere gli starti più densi dell'atmosfera. Ad una certa quota però avrà necessariamente esaurito il suo carburante poichè una quantità di carburante superiore avrebbe un peso eccessivo rispetto alla potenza dei motori. Inoltre, il getto di gas di scarico che si sprigiona dagli ugelli varia a seconda della pressione atmosferica nella quale ci si trova; poichè la forma della campana è fissa, si cerca una soluzione di compromesso che però rende ottimale la potenza del getto solo fino ad una determinata quota, successivamente la forza di spinta generata è troppo bassa.
Quindi ad una certa altezza il primo stadio va sostituito. Si sgancia alleggerendo così il complesso volante. Entra immediatamente in azione il secondo stadio. Questo è più leggero e meno potente, si trova infatti ad operare in una zona dove l'atmosfera è molto rarefatta ed ha bisogno di una spinta inferiore. Tale spinta è però resa ottimale dalla forma dell'ugello di scarico che ha una curvatura ottimizzata a garantire la più alta efficacia del getto dei gas propulsivi alle altissime quote. A questo punto la navicella o il satellite entrano in orbita terrestre. A seconda dei casi (del peso trasportato, dell'altezza dell'orbita ecc, può essere presente un terzo stadio e raramente anche un quarto come nel caso delle missioni Apollo dirette alla Luna).
La disposizione dei vari stadi può essere variata in molti modi. Il vettore classico è una pila di stadi sovrapposti. Spesso oggi gli stadi vengono affiancati.
Tutti gli stadi di lancio, normalmente sono perduti, e ciò non è conveniente dato il costo altissimo dei propulsori, specie di quelli molto efficienti, a combustibile liquido.
Da sempre quindi il sogno dell'astronautica è un veicolo che possa essere recuperato e riutilizzato almeno in parte.
Di studi in tal senso ne vennero fatti moltissimi, sia in Russia che in America, ma senza ottenere risultati concreti.
In America si riuscì però a risolvere almeno in parte il problema con lo Space Shuttle.
Nello Space Shuttle, il primo stadio è costituito dai booster a combustibile solido laterali (originariamente dovevano essere a combustibile liquido, quindi più costosi e sofisticati). Questi booster, che non hanno un vero e proprio motore essendo simili ad enormi fuochi di artificio, dovevano ricadere aggrappati a paracadute ed essere riciclati, ma alla fine l'idea fu abbandonata. Accadde dopo l'esplosione del Challenger, avvenuta a causa del deterioramento di uno di questi razzi laterali il 28 giugno 1986 (lo stesso anno di Chernobyl tra l'altro). Si capì tragicamente che riciclarli era troppo rischioso.
Il secondo stadio è la navetta stessa, unita al grande serbatoio centrale. I motori razzo sono sul retro dell'orbiter e "succhiano" carburante dal serbatoio centrale dopo il distacco dei booster. La spinta è sufficiente a raggiungere l'orbita terrestre a quota non troppo alta. Poi viene lasciato precipitare il serbatoio centrale che va perduto, ma i costosissimi motori del secondo stadio restano sullo Shuttle e sono riutilizzabili con tutto il velivolo nelle successive missioni.
Avviandosi alla pensione lo Shuttle, come abbiamo detto, si pensò di portare avanti la strada intrapresa.
Sembrava giunto il momento di costruire una navetta ad un solo stadio, che partisse come un aereo, raggiungesse lo spazio e tornasse a terra completa di tutte le sue componenti e pronta per nuove missioni.
Si pensò subito, di limitare il progetto, in un primo momento, ad un veicolo con pochi uomini di equipaggio, in grado tuttavia di portare nella sua stiva carchi notevoli come la precedente navetta ed in grado anche di viaggiare in modalità automatica per trasportare carichi di peso maggiore.
Per superare i problemi di rapporto tra peso e spinta si dovevano utilizzare serbatoi per il carburante di materiali compositi, molto più leggeri di quelli tradizionali e che potessero contenere sostanze ad alta pressione in forme che non fossero necessariamente cilindriche o sferiche (come avviene attualmente), ma che potessero avere forme complesse in modo tale da non condizionare la forma del veicolo che, per ovvie ragioni, doveva avere una forma aerodinamica ben definita, dalla quale non si poteva prescindere e che non poteva essere condizionata dagli organi meccanici interni.
Proprio la realizzazione di questi serbatoi si rivelò quasi impossibile, durante le prove alcuni esplosero e comunque non davano sufficienti requisiti di sicurezza. Si pensò quindi di utilizzare serbatoi tradizionali, ma a quel punto tutto il progetto risultò compromesso infatti tutto alla fine risultava inficiato da questo problema che risultò veramente fondamentale.
La Nasa, dopo avere investito una cifra immensa in questo progetto, fu costretta a "gettare la spugna" dichiarando di non essere ancora tecnologicamente pronta alla realizzazione della navetta monostadio.
Ma non è finita qui.

Progetto Orion, l'incredibile flop
Dopo questo costosissimo fallimento, l'America si gettò a capofitto in un'altro vicolo cieco: Il progetto Orion.
Questa volta si era pensato ad una capsula simile alla navetta Apollo degli anni '60-'70, però gigantesca.
Aveva la forma di un cono del diametro, alla base, di circa 8 metri.
Questa nuova "astronave" doveva essere riciclabile.
Quindi si pensò di farla atterrare sulla terraferma come fanno russi e cinesi. Così l'acqua di mare non avrebbe danneggiato le componenti elettroniche.
Dopo innumerevoli prove e test, tutti i tentativi fallirono. Si decise quindi di farla ammarare come l'Apollo. Ci si rese poi subito conto che riciclarla sarebbe stato impossibile.
Sorsero poi altri problemi: lo spazio interno era angusto e per quanti sforzi siano stati fatti i componenti necessari non ci stavano. E sempre la capsula risultava troppo pesante.
Non si riusciva nemmeno a metterci l'acqua potabile ed il bagno per gli astronauti.
Tuttavia si favoleggiava di usare questo aggeggio per raggiungere nuovamente la Luna e addirittura Marte.
Ma la cosa più sorprendente fu la gestazione del razzo vettore.
Poichè la capsula si rivelava costosissima, sul metodo per sollevarla nello spazio si decise di risparmiare al massimo.
Si pensò quindi di creare un missile spaziale riciclando i pezzi dello Space Shuttle.
Il primo stadio doveva essere un razzo laterale della vecchia navetta pensionata, solo un po' più lungo (combustibile solido).
Il secondo stadio il Booster centrale dello Shuttle alla cui base sarebbero stati "incollati" i motori della vecchia navetta.
Inutile dire che l'insieme non funzionava.
I motori a combustibile solido dello Shuttle erano già un ripiego economico (avrebbero dovuto essere a combustibile liquido). Simili a due giganteschi fuochi di artificio, hanno il problema di vibrare tremendamente. Nello Shuttle però erano accoppiati e le vibrazioni si compensavano a vivenda. Inoltre la navicella non era alla loro sommità, ma appesa di fianco.
nel progetto Orion ci si rese conto che le vibrazioni sarebbero state troppo forti nella nuova configurazione e avrebbero danneggiato il veicolo prima di consegnarlo in orbita. Si pensò quindi di mettere tra razzo propulsivo e capsula, alcuni ammortizzatori.
A questo punto vinse le elezioni Obama che, resosi conto dell'assurdità del progetto e delle immense spese sostenute, annullò definitivamente il programma.